Leonardo, l’azienda partecipata attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, ha “aumentato i profitti grazie alle guerre”, ma lascia “solo spiccioli allo Stato azionista” e “taglia i posti di lavoro”.
È questa la denuncia della Fondazione finanza etica (del gruppo Banca etica) e della Rete italiana pace e disarmo che hanno partecipato per l’ottavo anno consecutivo all’assemblea dei soci del colosso italiano partecipato per il 30,2% dal Ministero del Tesoro.
L’assemblea degli azionisti si è tenuta lo scorso 24 maggio, Fondazione finanza etica e Rete italiana pace e disarmo hanno partecipato nell’ambito di un progetto di “azionariato critico” che prevede l’acquisto di quote (e quindi il diritto di partecipare all’assemblea dei soci) anche in altre società. L’assemblea dei soci di Leonardo si è tenuta a porte chiuse, con gli azionisti non in presenza, come accade anche per altre società, sfruttando un’eccezione concessa in tempi di pandemia che è diventata una regola. Dunque le domande al management sono state formulate in forma scritta, prima dell’assemblea. .
Cosa dicono Fondazione finanza etica e Rete italiana pace e disarmo
Fondazione finanza etica e Rete italiana pace e disarmo sottolineano come “la principale impresa militare contribuisce in misura molto limitata all’economia italiana mentre moltiplica i profitti per gli azionisti privati”. E spiegano: “Abbiamo inviato circa quaranta domande a Leonardo Finmeccanica, in particolare per capire quanto sia rilevante la produzione per l’economia nazionale, anche in termini di occupazione”, ha detto Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica.
“Le risposte sul coinvolgimento di Leonardo nella produzione di armi nucleari sono sconfortanti: Leonardo partecipa a un programma francese per la produzione di un missile con testata nucleare. Tuttavia, poiché si tratta di un progetto classificato come “Special France”, Leonardo afferma di non poter accedere ad alcuna informazione in merito a causa delle rigide normative francesi sulla sicurezza strategica”. Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete italiana pace e disarmo, ha constatato che “Leonardo non ha aumentato per nulla la trasparenza”, che “i dati sull’export militare sono esposti in maniera poco chiara” e ha lamentato la mancanza di “informazioni sulla suddivisione del fatturato e sugli occupati per singolo stabilimento”.
“Anche se parziali, – ha aggiunto Vignarca – i dati forniti dimostrano però che l’export militare di Leonardo ha una rilevanza ridotta: vale infatti intorno a 1,2 miliardi di euro nel 2023, su 15,3 miliardi di euro di ricavi totali della compagnia. Ben distanti dai livelli dichiarati da Aiad (Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza), a dimostrazione di quanto l’industria delle armi sia poco strategica per l’interesse nazionale in termini di ritorni economici e occupazione”.
Vignarca sottolinea come Leonardo spa “che da sola controlla oltre il 70% della produzione e il 75% delle esportazioni italiane” abbia una “componente produttiva militare” che “è passata negli ultimi 15 anni dal 56% all’83%” sebbene “abbia ridotto i suoi occupati in Italia del 24%”.
“Nonostante le molte acquisizioni di commesse nel settore militare (come la partecipazione alla produzione dei nuovi caccia F-35 per la quale in Parlamento il governo aveva promesso 10.000 nuovi posti di lavoro) e le svariate acquisizioni d’impresa, il numero complessivo degli occupati di Leonardo SpA si è ridotto” ha spiega il coordinatore di Rete italiana pace e disarmo.
Leonardo, solo 49 milioni di euro di dividendi allo Stato italiano per l’anno 2023
Infine i dividendi: “appena 49 milioni di euro” che lo Stato italiano incasserà per l’anno 2023. “Mentre sono stati molto significativi i vantaggi degli altri azionisti che – a differenza del Ministero del Tesoro, azionista di lungo periodo – comprano e vendono azioni di Leonardo liberamente sui mercati azionari. Chi ha acquistato azioni di Leonardo nel gennaio del 2023 e le ha rivendute a fine dicembre, ha guadagnato circa il 70%. Il corso del titolo in borsa è stato aiutato dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Israele, con la corsa al riarmo di Europa e Nato”, ha concluso Vignarca.
Basandosi su una definizione tecnica di “extraprofitti” proposta dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), uno studio stima che le imprese abbiano realizzato circa 2.000 miliardi di euro di profitti in eccesso a livello globale nel 2022, di cui 310 miliardi di euro originati nell’Ue.
Tassati con un’aliquota progressiva del 20-40%, questi profitti produrrebbero 107 miliardi di euro in fondi pubblici. In Italia il Movimento 5 stelle ha chiesto a più riprese “un contributo di solidarietà sugli ingenti extraprofitti messi a segno dalle aziende del comparto armi” senza ottenere risposta dal governo.
Leonardo, contattata da La Notizia, non ha voluto commentare.