C’era da aspettarselo che l’ordine della Corte dell’Aia di imporre un immediato cessate il fuoco a Rafah sarebbe stato ignorato dal governo di Israele, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Quello che nessuno si sarebbe aspettato, però, è che l’esercito di Tel Aviv non solo non si sarebbe fermato ma avrebbe addirittura alzato la posta in gioco, aumentando l’intensità degli attacchi sulla città al confine con l’Egitto, in cui trovano riparo oltre 700mila sfollati, arrivando perfino a colpire un’area umanitaria e causando l’ennesima carneficina, in risposta al lancio di alcuni razzi da parte dei terroristi palestinesi.
Israele ignora la corte dell’Aja e bombarda pure un’area umanitaria dell’Onu a Rafah causando una strage di civili
Ad essere colpita è stata una tendopoli dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) dove, secondo fonti arabe, avrebbero perso la vita almeno 40 persone. Un attacco che è stato rivendicato dall’esercito di Israele che, in una nota, ha ammesso l’operazione, sostenendo che è stato colpito “un compound dell’organizzazione terroristica Hamas dove si erano nascosti due comandanti”, ossia Yassin Rabia, responsabile delle operazioni in Cisgiordania, e Khaled Nagar.
“L’azione è stata compiuta seguendo le leggi internazionali e usando armamenti di precisione, sulla base di elementi preliminari di intelligence. Sappiamo che come risultato dell’attacco e dell’incendio che ne è scaturito, un certo numero di persone non coinvolte è stato ferito. L’evento è sotto indagine” è quanto fanno sapere da Tel Aviv. Una precisazione in cui non viene fatta menzione delle vittime civili e che non sembrerebbe aver convinto nessuno.
Indignazione diffusa
A prendere posizione per primo è stato il portavoce presidenziale dell’Autorità nazionale palestinese, Nabil Abu Rudeineh, che ha parlato di “un massacro che supera ogni limite”, per poi aggiungere che è “necessario un intervento diplomatico” da parte di Joe Biden al fine di “costringere Israele a fermare questa follia e questo genocidio”. Una richiesta a cui Washington ha risposto con non poco imbarazzo spiegando di essere “a conoscenza dell’attacco israeliano al campo profughi di Rafah”, limitandosi, però, a dire che al momento gli Usa stanno “raccogliendo maggiori informazioni” e che è prematuro esprimere un giudizio su quanto accaduto.
Ben più netta la posizione della Francia di Emmanuel Macron, che si è detto “indignato dai raid israeliani che hanno causato numerose vittime tra gli sfollati a Rafah. Queste operazioni devono cessare. Non ci sono zone sicure a Rafah per i civili palestinesi. Mi appello al rispetto del diritto internazionale e al cessate il fuoco immediato”. Dello stesso avviso l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, che si è detto “inorridito dalle notizie che arrivano da Rafah”, affermando che “non esiste un luogo sicuro a Gaza. Questi attacchi devono cessare immediatamente. Gli ordini della Corte dell’Aja e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati da tutte le parti”.
La posizione italiana dopo l’ultima strage compiuta dall’esercito di Israele
Che il supporto occidentale a Israele si stia rapidamente deteriorando è ormai chiaro a tutti. Qualcosa che inizia a trasparire anche dal governo italiano dove, però, esistono due linee molto diverse. Una è quella espressa dail ministro della Difesa, Guido Crosetto, che a Sky Tg24 ha detto: “Siamo di fronte a una situazione sempre più difficile nella quale il popolo palestinese viene compresso senza tener conto delle drammatiche difficoltà e dei diritti di uomini, donne e bambini che nulla hanno a che fare con Hamas. Questa cosa non è più giustificabile”.
E ancora: “Ho l’impressione che Israele stia seminando un odio che coinvolgerà figli e nipoti. Hamas è un conto, il popolo palestinese è un altro”. Diversa la posizione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo cui: “Noi siamo contrari all’attacco a Rafah. Certamente la decisione di Hamas di lanciare missili da Rafah contro Israele è un modo per cercare di accelerare i tempi di un attacco sulla città, evidentemente per attirare Israele in una sorta di trappola mediatica”. Insomma, la colpa sarebbe di Hamas, anche se Israele attacca un’area umanitaria.
Una confusione che non è sfuggita al leader M5S, Giuseppe Conte, secondo cui “il massacro di Rafah è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo chiesto al nostro governo di darsi da fare per creare pressione, ma invano, non abbiamo ottenuto nulla, solo astensioni in sede Onu”.