Approvato il Salva-casa. Cinzia Pilo, candidata M5S alle Europee nella circoscrizione Isole, che ne pensa?
“Lo chiamano piano salva-casa, ma in realtà si salvano solo i furbetti che devono sanare delle irregolarità edilizie mai denunciate. Siamo critici anche sulla modifica della destinazione d’uso degli immobili, i cui effetti potrebbero portare alla desertificazione dei centri storici. Ma più che per quello che c’è, a noi colpisce quello che manca: non c’è un euro contro il caro mutui che grava in particolar modo sui giovani e niente per calmierare il mercato degli affitti. Infine si ignora totalmente il tema dell’efficientamento energetico richiesto dall’Europa e necessario anche per contrastare la vetustà degli immobili degli italiani che ne fa abbassare il valore. Dal governo è arrivato l’ennesimo spot vuoto che non risolve i problemi degli italiani”.
Stop al redditometro. Che idea si è fatta della politica fiscale del governo?
“Che sono in totale confusione. Il viceministro Maurizio Leo è uno degli uomini di punta di Giorgia Meloni, non può adesso far finta di non conoscerlo. La verità è che hanno fatto marcia indietro sul redditometro solo perché siamo a pochi giorni dalle elezioni, ma se guardiamo agli ultimi due anni dal centrodestra è arrivata solo una pioggia di tasse. Hanno aumentato la Tari dal 3% al 7% a seconda del Comune, hanno innalzato la cedolare sugli affitti brevi nella seconda casa dal 21% al 26% e questo ha avuto un impatto notevole nella mia Sardegna che vive di turismo. Hanno aumentato l’IVA su assorbenti, pannolini, latte in polvere e seggiolini auto per i bambini. Infine, alla chetichella hanno tolto i benefici fiscali alle aziende per 1 miliardo. Per noi la tassazione deve essere giusta, progressiva ed equa. Invece con la destra si tartassano i soliti noti, mentre i temi dell’evasione e dell’elusione fiscale sono scomparsi dall’agenda politica”.
Liste d’attesa. Il governo vuole coinvolgere anche il privato.
“Questo piano è frutto di un disegno ben preciso. Prima hanno tagliato la sanità pubblica, portando i finanziamenti al livello più basso di sempre – il 6,4% del PIL – una distanza abissale rispetto a quanto si investe negli altri Paesi europei. E adesso aprono ai privati e finirà che di fatto i contribuenti finanzieranno gli ospedali non pubblici”.
Dal no alle case green all’alt alla norma che vieta i motori tradizionali fino all’eolico selvaggio, questo governo è nemico della transizione ecologica?
“Per coprire un vuoto di idee e di prospettive politiche, l’estrema destra italiana ed europea ha preso di mira il Green Deal e la transizione sostenibile, un processo irreversibile se vogliamo garantire un futuro ai nostri figli. Per quanto riguarda l’eolico selvaggio la Presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde sta lavorando a una moratoria in attesa del completamento della mappa delle aree idonee. Vogliamo dare un segnale che ambiente, paesaggio e beni culturali sono beni non negoziabili e non possono essere oggetto di speculazione”.
La convince la narrazione entusiasta del governo sull’occupazione che sì cresce ma con salari da fame a fronte di un aumento record della povertà nel 2023?
“Innanzitutto va sottolineato che i dati sull’occupazione contabilizzano anche i cassaintegrati a tre mesi e chi lavora saltuariamente, quindi non possono essere usati come un indicatore sullo stato di salute della nostra economia. Il problema in Italia sono i salari. L’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha certificato che nel 2023 sono diminuiti i contratti a tempo indeterminato e sono aumentati quelli a lavoro intermittente e a tempo determinato. Crescono i precari e i part time involontari soprattutto tra le donne, una piaga che in maniera indiretta causa anche la crisi demografica. Senza stabilità economica molte donne ritardano o addirittura rinunciano a mettere su famiglia. Per noi bisogna cambiare rotta in Europa, nel nostro programma proponiamo una ‘direttiva dignità’ che, sulle orme del ‘decreto dignità’ del governo Conte, renda più conveniente per le imprese stabilizzare i lavoratori”.
Diritti civili, welfare state, ambiente, pace. Quali le priorità al centro dell’agenda europea?
“È fondamentale portare in Europa una battaglia che li comprenda tutti. Sicuramente, i temi dei diritti civili e la pace hanno la priorità. Negli ultimi tempi i diritti civili inalienabili sono messi in discussione da alcuni Stati europei di destra. E poi la pace. Dopo 70 anni ci troviamo a fronteggiare un conflitto nel cuore dell’Europa che non trova una via d’uscita. Dobbiamo essere costruttori di pace e perseguire una via diplomatica per una soluzione giusta e duratura. Ma serve l’impegno di tutti”.