di Clemente Pistilli
I cittadini si svenano per pagare le tasse con cui smaltire i rifiuti in discarica, avveleniamo l’ambiente con quei cumuli di spazzatura e l’Europa ci apre un’infrazione dietro l’altra, ma per invertire rotta non facciamo nulla. Anzi buttiamo milioni destinati alla raccolta differenziata e al recupero dei rifiuti, green economy che porterebbe anche ricchezza. La Corte dei Conti ha indagato sulla gestione delle risorse del Fondo istituito nel 2007 per promuovere interventi di riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti e per sviluppare tecnologie di riciclaggio. L’operato del Ministero dell’Ambiente è stato bocciato tutta la linea. I 69 milioni di euro sinora stanziati sono stati usati in minima parte per arrivare a un ciclo dei rifiuti virtuoso, come quello di altri Paesi, in larga parte sono stati impiegati per tamponare le solite emergenze e gli esperimenti tentati sono stati compiuti senza alcuna reale programmazione, tanto che il denaro destinato a tre Regioni non si sa ancora come sia stato impiegato.
Ministri distratti
Per il Fondo la norma assegna il ruolo di regista al Ministero dell’ambiente, chiamato a un’accurata attività di programmazione, a ottimizzare e a sensibilizzare le diverse realtà del Paese in cui deve ancora partire la raccolta differenziata dei rifiuti. Il ministro Stefania Prestigiacomo prima e il ministro Corrado Clini poi, alternatisi alla guida del dicastero dal 2008 al 2013, in base agli accertamenti compiuti dalla sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti non hanno però fatto nulla di tutto ciò. I magistrati hanno esaminato la gestione delle risorse tra il 2008 e il 2012 e tracciato un quadro a tinte fosche. “Purtroppo occorre rilevare come il ruolo di coordinamento e di orientamento attribuito all’Amministrazione centrale dalla previsione legislativa – si legge nella relazione trasmessa dalla magistratura contabile al Parlamento, a Palazzo Chigi e ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Economia – non sia stato svolto con tutta l’incisività e la particolare attenzione necessarie”. Il Fondo è finalizzato a sottoscrivere con i diversi enti locali accordi per programmare l’avvio della differenziata e a formulare bandi di gara ad hoc, ma il Ministero non lo ha mai fatto. Nel 2008 e nel 2011 non sono neppure stati emessi decreti per ripartire i fondi.
Un flop
L’indagine della Corte dei Conti ha evidenziato ritardi nella gestione delle risorse, con “un’azione che finora non sembra aver prodotto risultati concreti nella gestione del servizio nelle realtà locali coinvolte”. L’Europa apre il 30% di infrazioni sull’Italia in campo ambientale e rischiamo di pagare oltre cento milioni di multe, ma nel Belpaese non si cerca una soluzione alla piaga della spazzatura, nonostante vi sia denaro disponibile e destinato a tale scopo. Il ruolo di stimolo del Ministero e delle Regioni verso gli enti locali per sviluppare la differenziata è stato così bollato dai magistrati come insufficiente. Accordi sono stati stretti soltanto con le Regioni Basilicata, Molise e Sicilia, per poco più di 27 milioni. Accordi, ancora tutti da definire, sono poi stati fatti con i Comuni di Roma, Napoli e Palermo. Gli altri 42 milioni in larga parte sono stati utilizzati dalla Protezione civile, per far fronte alle solite emergenze, in particolare in Campania e nel capoluogo siciliano.
I soliti sprechi
Quella piccola parte del fondo destinata a far decollare un ciclo dei rifiuti in grado di produrre ricchezza anciché inquinare, è stata inoltre gestita male e al momento non è ancora chiaro se abbia portato qualche beneficio ai territori interessati. La Corte dei Conti non utilizza giri di parole: “Del tutto inadeguata l’attività di monitoraggio sullo stato di attuazione degli accordi stipulati e sui risultati finora conseguiti”. Difficile fare peggio di così. La patata bollente è ora nelle mani del ministro Andrea Orlando.