Passano i giorni ma non si placano le critiche di Israele alla decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda, di riconoscere lo Stato palestinese. Le ultime bordate arrivate da Tel Aviv hanno messo nel mirino il governo di Madrid, con il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che su X ha lanciato pesanti accuse: “In risposta al riconoscimento da parte della Spagna di uno Stato palestinese e all’appello antisemita del vice premier spagnolo (Yolanda Diaz, ndr) a non solo riconoscere la Palestina ma a ‘liberare la Palestina dal fiume al mare’, ho deciso di tagliare il collegamento tra l’ambasciata della Spagna in Israele e i palestinesi, e di vietare al consolato spagnolo a Gerusalemme di fornire servizi ai palestinesi della Cisgiordania”.
Come se non bastasse, il ministro ha ulteriormente precisato che “Se questa persona (la vicepremier spagnola, ndr) ignorante e piena di odio vuole capire cosa vuole veramente l’Islam radicale, dovrebbe studiare i 700 anni di dominio islamico in Al-Andalus, la Spagna di oggi”. Parole molto forti che inevitabilmente hanno surriscaldato i già traballanti rapporti tra lo Stato ebraico e l’Unione europea.
Botta e risposta tra Israele, Spagna e Unione europea
A prendere la parola per prima è stata la vicepremier e ministra del Lavoro della Spagna, Yolanda Diaz, affermando: “Non odio nessuno, non sono antisemita”. In relazione alla sua affermazione sul fatto che “la Palestina sarà libera dal fiume (Giordano) fino al Mare (Mediterraneo)”, la Diaz ha spiegato che il suo era un chiaro riferimento alla conformazione dello Stato palestinese prevista dagli accordi dell’Onu del 1947. Ma non è tutto. La vicepremier ha poi spiegato che non è un mistero che il suo partito “ha sempre avuto la stessa posizione” sull’argomento, ossia che è necessario arrivare “al riconoscimento di due Stati che condividano il fiume e il mare, l’economia, i diritti e soprattutto un futuro di pace”.
Poi, rispondendo direttamente alle accuse di Katz che l’ha definita “ignorante”, ha replicato: “Permettetemi di dire che non condivido la politica dell’odio e, se è necessario dirlo, non sono antisemita, credo sia un’evidenza”. In difesa della Diaz e per criticare la decisione di Tel Aviv di impedire al consolato spagnolo di operare in Cisgiordania è intervenuto anche il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, che ha protestato con veemenza con il governo di Benjamin Netanyahu, quest’ultimo reo di creare inutili frizioni.
Borrell accusa Israele di dare patentini di antisemitismo a chiunque contesti Netanyahu
Quale sia lo stato dei rapporti tra Israele e Unione europea, lo ha spiegato in modo molto chiaro l’Alto commissario per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell. Secondo lui, “riconoscere lo Stato di Palestina non è un regalo ad Hamas”, come sostenuto dal governo di Tel Aviv. Il problema, insiste il capo della diplomazia di Bruxelles, è che “purtroppo, ogni volta che qualcuno prende una decisione per sostenere la costruzione di uno Stato palestinese, la reazione di Israele è quella di trasformarla in un attacco antisemita”.
Sul punto Borrell ha poi aggiunto che “bisogna distinguere tra criticare il governo israeliano di Netanyahu, un governo democraticamente eletto, e adottare posizioni antisemite o anti-israeliane” perché “questo è un gioco che non possiamo accettare” in quanto “Israele deve accettare di essere criticato se qualcuno ritiene che non sta facendo bene le cose, e certamente ciò che sta accadendo a Gaza suscita grande preoccupazione in Europa e nel mondo”.
A scanso di equivoci, Borrell ha concluso affermando che “il mondo palestinese è diviso tra un’Autorità, che riconosciamo, che finanziamo, con la quale abbiamo rapporti, e un’organizzazione terroristica, Hamas, che consideriamo tale. Rafforzare l’Autorità Palestinese non significa rafforzare Hamas, è il contrario, significa dare più forza alla parte della società palestinese che riconosciamo e con cui lavoriamo. Riconoscere lo Stato palestinese non è un regalo al terrorismo” ma l’esatto opposto.