Un impero in frantumi e una carriera politica (forse) agli sgoccioli. È quello di Daniela Garnero Santanchè, ministra del Turismo, esponente di spicco del partito di Giorgia Meloni e fedelissima del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
L’accusa per Santanchè, Kunz e Concordia è truffa aggravata
A turbare i sonni della ministra sono le notizie provenienti dal Palazzo di giustizia di Milano: ieri infatti è stata fissata per il 9 ottobre prossimo l’udienza preliminare, davanti alla gup Tiziana Gueli, per lei e per i due co-imputati, il compagno Dimitri Kunz e il collaboratore Paolo Giuseppe Concordia. Per tutti l’accusa è di truffa aggravata all’Inps sul caso Visibilia. Uno snodo importante, visto che al termine dell’udienza, la giudice dovrà decidere se mandare a processo o meno gli imputati.
Il filone Visibilia-Cassa Covid
Si tratta del primo filone dell’inchiesta che ha investito Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, in particolare quella che si occupa dei dipendenti formalmente in Cig a zero ore, ma fatti lavorare al 100%. Per l’accusa, non solo in quel periodo, dal “31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022”, ad amministrare le due società erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente”, per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti” della pandemia Covid.
L’aggiunto Pedio e i pm Gravina e Luzi hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i quali avrebbero confermato che la ministra sapeva: sarebbe stata a conoscenza del fatto che i dipendenti stavano continuando a lavorare, mentre l’istituto pensionistico versava oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore, “direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società”. A Santanchè, così come agli altri due, viene contestato di aver “dichiarato falsamente” che quei dipendenti fossero in cassa “a zero ore”, quando invece svolgevano le “proprie mansioni” in “smart working” e le minore entrate erano compensate, per i pm, “finti rimborsi per ‘note spese'”. Nei prossimo giorni gli stessi chiederanno il rinvio a giudizio anche per la seconda tranche dell’inchiesta, ovvero per il capitolo Visibilia sul falso in bilancio che vede indagata, tra gli altri, sempre la ministra.
Guai anche per la società Bioera. La procura vuole il fallimento
Ma le brutte notizie non finiscono qui. Sempre ieri, sempre al Palazzo di Giustizia, ma davanti al Tribunale Fallimentare, si è svolta l’udienza su un’altra società di Santanché, Bioera spa. La Procura ha insistito con la richiesta di liquidazione giudiziale (il vecchio fallimento), per Bioera spa, società del gruppo del bio-food e di cui Santanchè è stata presidente fino al febbraio del 2022. La spa aveva avanzato mercoledì la richiesta di “concordato in bianco”, mettendo sul piatto, un estremo tentativo di risanamento.
In pratica ha chiesto dai 30 ai 60 giorni, per presentare un piano di rientro dai debiti ai creditori. Istanza alla quale ieri i pm si sono opposti, sottolineando il pesantissimo passivo – circa 6 milioni – che grava sulla società. In particolare, per la Procura, Bioera avrebbe debiti da coprire per circa 2 milioni di euro verso fornitori, per circa 1,5 milioni verso obbligazionisti e il resto nei confronti di Agenzia delle Entrate, Inps e istituti di credito. Il Tribunale fallimentare deciderà nei prossimi giorni.
S’indaga anche per bancarotta per Ki Group
Ma ancora non è finita: Pedio, Gravina e Luzi stanno indagando su un’altra società del gruppo, ossia Ki Group srl, fallita lo scorso gennaio. In questo caso stanno cercando di capire se sussistano possibili profili di bancarotta. In tutto ciò, resta pendente anche un’istanza di liquidazione giudiziale su Ki Group Holding, ma per questa società sono ancora attive le misure protettive del patrimonio, che impediscono di fatto il fallimento. Un’udienza per Ki Group Holding è fissata per luglio.
Fallimento anche per il fratello Massimo
Ma se Daniela Garnero Santanchè piange, neanche suo fratello Massimo (lui è solo Garnero, senza Santanché) certo non ride. Nei giorni scorsi, infatti, il tribunale di Torino ha messo in liquidazione anche l’azienda di famiglia, l’Unione Corrieri Cuneesi, società fondata dal padre della ministra, Ottaviano, e amministrata dal fratello. Come Daniela, anche Massimo è in politica, è infatti capogruppo di Fratelli d’Italia nel comune di Cuneo.
L’intercettazione Garnero-Cipriani
Alcuni mesi fa Massimo Garnero (non indagato) era assurto agli onori delle cronache per un’intercettazione datata 2 novembre 2022 e contenuta negli atti dell’inchiesta ai danni della sorella, nella quale diceva, a proposito della richiesta della procura di liquidazione giudiziale di Visibilia Editore: “Non dobbiamo farla fallire, cazzo. Anche se lei, come ministro poi, è un casino”. Guarnero (non indagato) era al telefono con Massimo Cipriani, consigliere del Cda di Visibilia (indagato), e quest’ultimo gli dice che “la banca non darà più credito a causa dell’istanza di liquidazione”.
E suggerisce che “l’unica soluzione è che Briatore (non indagato, ndr) riceva in pegno le quote di Twiga srl detenute – riassume la Gdf – dall’on. Santanchè per il tramite dell’Immobiliare Dani srl, in modo da convogliare gli introiti del pegno in Visibilia Concessionaria srl”. Così che Daniela, poi, “paghi i debiti verso Visibilia Editore in modo da renderla capiente per pagare il debito con l’Erario” ed evitare il fallimento. Per Cipriani “non c’è un piano B” e Massimo Garnero “dice che ora che è ministro, l’on. Santanchè dovrà disfarsi di ogni quota in ragione del conflitto di interessi”. E Cipriani, “sarebbe un disastro, per un ministro, non pagare le imposte allo Stato. In caso di fallimento, dovrà dimettersi”. Già.