A giugno il G7 discuterà se e come impossessarsi dei 300 miliardi di dollari russi depositati presso banche occidentali e ora congelati. Ma può accadere una cosa del genere?
Mino Corrao
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Gentile lettore, può accadere tutto. I leader occidentali schiumano di rabbia perché la Nato non solo non ha vinto la guerra a manovalanza ucraina, ma sta subendo una sonora “sconfitta strategica”. Adesso cercano la rivalsa della 25esima ora. I più tapini sono gli europei i quali, sotto spinta americana, hanno già stabilito che gli interessi del denaro russo depositato nell’Ue siano usati per sostenere le spese di guerra ucraine. Il prossimo passo sarebbe l’esproprio finale delle somme. L’America se la ride, perché non ha nulla da perdere: il grosso del tesoro moscovita si trova in Europa, soprattutto in Belgio e in Lussemburgo, e quindi sarebbero gli europei a fare le spese delle ritorsioni di Mosca, come s’è visto per l’italiana Ariston, le cui attività russe sono state nazionalizzate. Non so come gli europei possano pensare di cavarsela senza pagare pegno. Già a gennaio Newsweek scriveva che impossessarsi del denaro russo “è un’idea, oltre che illegale, anche stupida”. Il primo effetto, aggiungeva, sarebbe una corsa di tutti i Paesi a ritirare i depositi dalle banche occidentali, per paura di perderli nell’eventualità di una crisi. Sarebbe la fine del dollaro e dell’euro come valute di riserva. Il secondo effetto, dice Newsweek, sarebbe la reazione di Putin: “Tanto per cominciare, confischerebbe i beni occidentali in Russia” scriveva, che è appunto quello che sta già avvenendo e l’Ariston ne è un’avvisaglia.
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