Se le olimpiadi di Milano-Cortina sono in alto mare dal punto di vista delle infrastrutture, da quello degli appalti e dei posti di lavoro concessi agli amici nella Fondazione sembrano andare a gonfie vele. A dirlo è la Procura di Milano che martedì si è presentata negli uffici della Fondazione Milano-Cortina, sia nella vecchia sede di piazza Tre Torri a Milano che nei nuovi uffici in via della Boscaiola 26, con lo scopo di acquisire documenti.
L’inchiesta ipotizza corruzione e turbativa d’asta
Il motivo l’ha spiegato una nota del procuratore di Milano Marcello Viola: “Gli accertamenti in corso hanno ad oggetto anche le procedure adottate per la scelta dei fornitori e degli sponsor tecnologici nonché per l’assunzione di dipendenti della Fondazione”. Pesanti i reati ipotizzati nell’inchiesta: corruzione e turbativa d’asta, “sull’aggiudicazione dell’ecosistema digitale e della sicurezza delle infrastrutture informatiche della Fondazione Milano Cortina 2026”.
Indagato l’ex ad della Fondazione, Vincenzo Novari
Tre gli indagati: l’ex ad della Fondazione, Vincenzo Novari; Massimiliano Zuco, ex dirigente della stessa Fondazione e Luca Tomassini, legale rappresentante di Vetrya, società di Orvieto (poi divenuta Quibyt), che dalla Fondazione aveva avuto tre affidamenti. “Entro domani sera cerchiamo di avere un importo da trasferire a Zuco”, recita una mail recuperata dagli inquirenti all’interno di Vitrya.
La Smart per ringraziare delle “cortesie”
Al manager la società avrebbe dato in uso anche una Smart per “le cortesie” fatte “ultimamente”, come si legge nel decreto di perquisizione. Zuco era il direttore tecnico dei servizi digitali della Fondazione (857.732 euro il suo stipendio nel biennio 2020/22), mentre Vitrya-Quibyt un fornitore… Per gli inquirenti Zuco “era sempre attivo in interlocuzioni” con l’imprenditore (Tomassini, ndr), “in palese violazione degli elementari criteri di trasparenza e imparzialità nell’aggiudicazione di gare pubbliche”. Per gli inquirenti, la stessa nomina di Zuco in Fondazione sarebbe stata “sponsorizzata” da Tomassini e venne perfezionata “tramite l’intervento di Novari”, che aveva già “rapporti” di conoscenza con lo stesso Tomassini.
Soldi e utilità in cambio di gare e appalti per la Fondazione
Per “favorire l’affidamento delle gare” a Vetrya, l’ex ad Novari e Zuco avrebbero in seguito ricevuto da Tomassini “somme di denaro e altre utilità”. Quelle gare, poi, sarebbe state assegnate alla società con fatture emesse per i lavori “da parte di Vetrya e Quibyt”, entrambe amministrate da Tomassini, e pagate dalla Fondazione “per importi complessivamente non inferiori” a quasi 1,9 milioni di euro.
Per la Gdf esiste un “Contesto di opacità”
Le Fiamme Gialle parlano di un “contesto di ‘opacità’” e rilevano inoltre “come, durante il mandato di Novari, in Fondazione sia stato assunto personale dipendente che appare come parte di una cerchia di soggetti conosciuti” dall’ex ad “nell’ambito di suoi precedenti incarichi dirigenziali (…) o cointeressenze societarie”.
A dare il via alle indagini, le intercettazioni di un’altra inchiesta su una presunta maxi truffa sui servizi di telefonia. Dall’“analisi tecnica dello smartphone” di Tomassini, riassunta in un’annotazione degli investigatori del gennaio 2023, sarebbero venuti a galla i messaggi WhatsApp nei quali “il linguaggio degli interlocutori è esplicito” sul presunto accordo “corruttivo” tra Novari, Zuco e Tomassini.
Dalla Fondazione fanno sapere che “nessun dirigente o dipendente attuale della Fondazione risulta indagato” e che il management “ha prestato massimo supporto e piena collaborazione alle forze dell’ordine”. Inoltre il presidente del Coni e della Fondazione, Giovanni Malagò, ha sottolineato che in questa situazione “lo sport in termini di immagine sia vittima”.