I giornali hanno dipinto la visita di Putin a Xi Jinping come un atto di sottomissione della Russia alla Cina. Ma a me non sembra corretto.
Manuel Carella
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Gentile lettore, lei ha ragione. È una distorsione della realtà comune alla stampa italiana e occidentale, tutta protesa a denigrare Putin dipingendolo come un “vassallo” o “azionista minore” nell’alleanza sino-russa. Invece il resto del mondo ha ben capito che la Russia è garante della sopravvivenza della Cina in caso Pechino sia aggredita dall’Occidente. L’aggressione non è un’ipotesi fantasiosa ma un fatto concreto sul tavolo, di cui si discute apertamente. Ora, poiché la Russia assicura la vita alla Cina, Pechino farà tutto ciò che sarà necessario per mantenere unita e forte la Russia. Altro che “socio di minoranza”. Cina e Russia formano un’imbattibile alleanza strategica, necessaria a entrambe perché sanno che simul stabunt vel simul cadent, insieme staranno o insieme cadranno. È quindi un’alleanza tra pari, non tra feudatario e vassalli come invece quella tra America ed europei, dove la prima comanda e gli altri ubbidiscono. È quanto ha esplicitato Xi con il linguaggio del corpo, quando al termine della visita ha gettato le braccia al collo di Putin, abbracciandolo con calore. Un gesto insolito, mai usato prima con nessun altro.
P.S. Correggo qui un mio errore nella lettera pubblicata il 17 maggio, intitolata “Disoccupati e contenti”. Per un lapsus calami nato chissà come, ho attribuito all’Inps anziché all’Istat il Glossario citato a proposito delle statistiche sulla disoccupazione. Mi scuso con i lettori e con l’Inps, che ringrazio per la segnalazione.
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