Il passaggio di proprietà dell’Inter dall’indebitato Steven Shang al fondo speculativo Oaktree sarebbe avvenuto già ieri, se non fosse che in Lussemburgo dove ha sede la holding Grand Tower tutti gli uffici sono chiusi per la festa dello Spirito Santo. Ma non c’è Spirito Santo che tenga: i Nerazzurri entro 20 giorni avranno un nuovo padrone. Non uno in carne ed ossa, ma un private equity, cioè una società molto ricca che compra aziende sull’orlo del baratro a poco, le rimette in sesto (più o meno) e poi le rivende. Guadagnando sulla plusvalenza (concetto che nel calcio italiano è assai noto).
Zhang doveva trovare 370 milioni. Missione fallita. L’Inter entro 20 giorni avrà un nuovo padrone
Esattamente come farà Oacktree, che oggi rileverà le quote impegnate (65% delle azioni) dall’incauto Zhang nel 2021 a fronte del prestito da 275 milioni con a un tasso annuo del 12%. Il totale a oggi fa 370 milioni. Soldi che Zhang non ha. Come non ha un investitore terzo disposto a rifinanziarlo (si era parlato del fondo Pimco intenzionato a versare 430 milioni, ma anche questo si è tirato indietro).
Nei piani del bancarottiere cinese (è inseguito anche dalla Bank of China di Hong Kong, per un prestito non onorato da 350 milioni di dollari) quale secondo prestito doveva essere un po’ di ossigeno nell’attesa di trovare un compratore per il club. Ma nessuno, fino a oggi si era fatto avanti, considerato il prezzo richiesto da Zhang: 1,3 miliardi. Una follia. E infatti Zhang è rimasto col cerino in mano e il portafogli vuoto, considerando che gli analisti stimano i Nerazzurri non più di 800 milioni.
Oaktree mira a guadagnare il 20% dell’investimento
Ora toccherà ai californiani prendere il comando del club – i cui conti sono sì migliorati, ma resta pur sempre il più indebitato della Serie A -. E come ogni buon fondo che si rispetti, mirerà a guadagnare. Con l’affare Zhang, Oaktree aveva stimato un guadagno secco del 20% dell’investimento. Probabile che ora, proprietario dell’intera squadra, miri sempre a quella percentuale, però su una cifra assai più ampia.
Quasi sicuramente i nuovi proprietari confermeranno i management, a partire da Beppe Marotta, l’uomo più potente del calcio italiano, quello che per mesi è riuscito ad impedire che i principali giornali italiani parlassero del dramma Inter. E, anzi, è riuscito a dirigere l’attenzione sui successi sportivi e sui progetti di faraonici stadi, con il sindaco Beppe Sala ad assecondarlo. Progetti rimasti solo sulla carta, senza né capo né coda, che però hanno distratto molto l’attenzione dei tifosi.
Malagò: “Con i private equity finisce sempre così…”
Ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò ha dichiarato a proposito dei fondi nel calcio: “è paradossale per il grande pubblico e il tifoso che si chiede cosa sta succedendo, ma conosco bene queste realtà, fanno il loro mestiere. Ci sono imprenditori che hanno investito talmente tanti soldi che utilizzano un credito e hanno degli obblighi finanziari con tassi d’interesse diventati elevatissimi. Si legge che ci sono serissimi problemi a rimborsare questo debito. Nel momento in cui non succede, il fondo di private equity esclude il pegno”.
Per Malagò “chi va per certi mari… Vedi anche al Milan cosa è successo, la proprietà nasce da questa situazione. Con i fondi di private equity questo succede. Poco ma sicuro. Fa riflettere se pensi che un tifoso si affeziona o è riconoscente verso il presidente e da un giorno all’altro cambia solo ed esclusivamente per una ragione di carattere finanziario”.
Tuttavia il presidente del Coni, come molti commentatori sportivi (non certo le voci più indipendenti del giornalismo italiano) hanno voluto vedere il lato positivo: “da una parte per i tifosi dell’Inter cambia relativamente poco, passi da una proprietà a un’altra che ha i capitali per cui paradossalmente è una garanzia”.
Ora la proprietà sarà più liquida (estremamente), dicono, e più intenzionata a investire per rendere appetibile il bene. Probabile. Tuttavia nel campionato italiano è difficile trovare esempi di fondi che abbiano preso un club di calcio e lo abbiano valorizzato. Basta vedere i soldi buttati da Jerry Cardinale al Milan (sempre che Cardinale sia il vero proprietario, cosa assai dubbia per i magistrati).