La morte del presidente, Ebrahim Raisi, non causerà “il minimo turbamento nell’amministrazione” della Repubblica islamica d’Iran. Questo quanto assicurato dal governo di Teheran che, in una nota, ha spiegato che “il presidente del popolo iraniano, laborioso e instancabile, (…) ha sacrificato la sua vita per la nazione. Assicuriamo alla nazione leale che, con l’aiuto di Dio e il sostegno del popolo, non ci sarà il minimo turbamento nell’amministrazione del Paese”.
Iran, cosa succede ora secondo la Costituzione della Repubblica Islamica di Teheran
Malgrado le rassicurazioni, resta il fatto che la conferma della morte di Raisi e del ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, pone il serio problema della continuità istituzionale che deve essere assicurata in un Paese dove non mancano le tensioni sociali.
La Costituzione iraniana prevede, con l’articolo 131, che “in caso di morte, licenziamento, dimissioni, assenza o malattia superiore a due mesi del Presidente della Repubblica (…) , il primo vicepresidente della Repubblica previo accordo della Guida, assume i poteri e le responsabilità del presidente e un consiglio composto dal presidente dell’Assemblea, dal capo della magistratura e dal primo vicepresidente della Repubblica è tenuto ad adottare misure affinché il nuovo Presidente della Repubblica sia eletto entro cinquanta giorni al più tardi”.
Cosa succede: in Iran si va verso le elezioni
Dati alla mano e in base alla Costituzione iraniana, le elezioni per eleggere l’erede di Raisi potrebbero svolgersi a giugno o luglio. L’agenzia Isna conferma che il primo vicepresidente iraniano, Mohammad Mokhber, in conformità con la Costituzione del Paese, assumerà le funzioni del presidente che ha perso la vita nell’incidente in elicottero di domenica.
Secondo le norme vigenti a Teheran, un consiglio speciale composto da tre persone, espressione del potere legislativo e giudiziario, dovrà organizzare le nuove elezioni.