di Fabrizio Di Ernesto
Guai in vista per Banca d’Italia, che potrebbe a breve finire sotto inchiesta per prestiti e tassi a livello di usura. Tutto partirebbe da una serie di denunce presentate nell’aprile del 2010 dall’Adusbef, associazione a tutela dei consumatori, fatte alla Corte di Cassazione che con la sentenza 20172/2013, che dà seguito ad una precedente pronuncia del 2011, sembra aver accolto le richieste fatte da questo gruppo e potrebbe ora innescare una vera e propria reazione a catena. Quasi quattro anni fa l’associazione inoltrò vari esposti denuncia a diverse Procure della Repubblica, chiamando in causa Bankitalia, con la pesante accusa di aver favorito vantaggi usurari illeciti non dovuti nel determinare i tassi, violando le leggi in materia; in seguito a quelle denunce una serie di magistrati, già titolari di processi penali contro alcune banche per il reato di usura, presero in considerazione la tesi avanzata dal gruppo di via Farini relativamente al “reato di concorso in usura”.
La questione
Ora giudici hanno infatti stabilito che la commissione di massimo scoperto presente nei contratti di conto corrente è un costo illegittimo e in conseguenza di ciò va considerato quale “fattore potenzialmente produttivo di usura”. Secondo gli ermellini infatti per la determinazione del tasso di prestito ad usura vanno considerati e giudicati rilevanti anche tutti quegli onori che l’utente è chiamato ad accettare e assecondare “in relazione all’utilizzo del credito, indipendentemente dalle istruzioni o direttive della Banca d’Italia” e non solo i tassi di interesse come precedentemente stabilito. Sollecitata dalle denunce presentate da Via Farini tramite una circolare Bankitalia si era già difesa da ogni possibile addebito spiegando che la commissione di massimo scoperto non doveva essere valutata ai fini della determinazione del tasso effettivo globale degli interessi, rimanendo così al di sotto del tasso di usura. Una precisazione, però, che non ha convinto i giudici secondo cui Palazzo Koch avrebbe invece aggirato la norma penale “che impone alla legge di stabilire il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari”.
La sentenza
Nella loro pronuncia i giudici della Corte di Cassazione hanno stabilito che le eventuali circolari e istruzioni diffuse da Via Nazionale non rappresentano una fonte di diritti ed obblighi, specie nell’ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino “ad una erronea interpretazione fornita dalla Banca d’Italia in una circolare, non può essere esclusa la sussistenza del reato sotto il profilo dell’elemento oggettivo”. In sostanza le toghe hanno stabilito che Palazzo Koch non ha alcun potere legislativo.
Lo sbocco
In conseguenza di ciò quindi queste istruzioni non hanno nessuna efficacia vincolante nei confronti degli istituti bancari sottoposti alla vigilanza di Bankitalia, neppure quale mezzo di interpretazione. In sostanza con questa interpretazione della legge 108/96, ovvero quella che determina il reato ed il conseguente tasso di usura, la Corte ha stabilito che contrariamente a quanto sostenuto dai banchieri e dai vertici della Banca d’Italia le norme in vigore impongono di considerare rilevanti ai fini della fattispecie del reato di usura, tutti gli oneri che un utente sostiene in relazione all’uso del suo credito. Commentando la vicenda Elio Lannutti, numero uno dell’associazione ed ex senatore, ha dichiarato che “per moltissimi anni, imprenditori strozzati dagli alti tassi di interesse imposti dalle banche, non hanno potuto far valere le proprie ragioni in giudizio perché, anche se i tassi rilevati trimestralmente eccedevano i tassi soglia, anche di ben sette o otto punti su base annua, trovavano ostacolo nella circolare di Bankitalia”, un documento che ora però non avrà più valore. Sempre l’ex esponente dell’Idv appare molto ottimista in merito alla possibilità dell’apertura di un procedimento penale e già in tempi brevi.