“Viaggiamo molto, perché la situazione è difficile in tutta Europa. Ma la missione in Italia era programmata per settembre e il fatto che abbiamo deciso di anticiparla ne sottolinea l’urgenza, perché anche da voi sembra crescere il controllo governativo sui media”. Ha parlato così Renate Schroeder, presidente di Efj, la Federazione europea dei giornalisti, promotrice con Obct (l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa) della missione del consorzio Mfrr, Media freedom rapid response. Schroeder è intervenuta a “Libertà di informazione, un diritto in pericolo”, speaker corner promosso da Usigrai di fronte alla sede Rai di viale Mazzini. “Tre le priorità della missione – ha spiegato – che prevede incontri con rappresentanti delle istituzioni, parlamentari, sindacalisti e addetti ai lavori. La prima, la Rai. La tv pubblica per noi ha una funzione centrale: senza, tutto il sistema dei media diventa più fragile e più a rischio. La seconda, l’agenzia di stampa AGI. La possibile vendita a un parlamentare della maggioranza evoca un gigantesco conflitto di interessi: io ero qui più di venti anni fa, ai tempi di Berlusconi, se dopo più di venti anni siamo costretti a tornare vuol dire che quel conflitto non è stato mai risolto. La terza, la riforma delle leggi penali sulla diffamazione, che espone i giornalisti a un numero sempre maggiore di cause vessatorie”. “La Commissione europea – ha concluso la presidente di Efj – ha fatto segnare dei progressi importanti, l’adozione del Media freedom act attribuisce responsabilità precise ai singoli Paesi. Domani riassumeremo in una conferenza stampa gli esiti della nostra missione e nelle prossime settimane ne pubblicheremo un report dettagliato”.
Al presidio sotto la sede Rai di viale Mazzini il consorzio Mfrr in missione a Roma per le preoccupazioni dell’Ue sul “controllo governativo sui media”.
Al presidio in viale Mazzini oltre a numerosi giornalisti (tra i quali Serena Bortone), hanno partecipato anche sindacalisti, rappresentanti di diverse associazioni e del mondo dello spettacolo e della cultura come Monica Guerritore e Mimmo Calopresti. Di un’idea di “controllo autoritario dell’informazione” ha parlato i segretario generale della Cgil Maurizio Landini secondo cui “la lotta per il diritto a una libera informazione vuol dire anche lotta per il diritto al lavoro, alla salute e difesa per i diritti fondamentali della Costituzione”, riferendosi a “un disegno” in atto del governo che intacca i diritti in diversi campi. “Anziché estendere la democrazia stanno tentando di ridurla”, ha spiegato Landini convinto stia venendo “avanti una visione politica di chi pensa che stare al governo non sia a gestire e mediare tra i diversi interessi, ma comandare e affermare un unico punto di vista”. Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha spiegato che “non c’è solo la voglia di imbavagliare giornalisti fastidiosi, qui oggi c’è un disegno più ampio, che verifichiamo tutti i giorni, che emerge da un’assoluta insoddisfazione e insofferenza a qualsiasi tipo di critica. Lo troviamo con la Rai, con gli editori e sui-giornali. Ecco – ha detto Bombardieri – perché non c’è bisogno soltanto della solidarietà, ma di un impegno continuo a sostenere i diritti riconosciuti dalla Costituzione”. Erano assenti invece i rappresentanti della Cisl.
Landini (Cgil): “il governo ha una pericolosa idea di controllo autoritario dell’informazione”. Bombardieri (Uil): “serve un impegno continuo a sostenere i diritti riconosciuti dalla Costituzione”
“Questa non è stata una mattinata dei giornalisti, della casta, né soltanto della Rai. Questa è stata una mattinata della società civile, delle associazioni e dei movimenti che hanno in comune una sola cosa: credono nei diritti e nelle libertà costituzionali”, ha detto il presidente dell’Fnsi, Vittorio Di Trapani, intervenendo alla manifestazione. Nel corso della manifestazione Usigrai ha comunicato anche di non avere trovato un nome condiviso per il prossimo cda Rai e che quindi l’invito “è quello di votare scegliendo, tra le tre candidature presentate, quella che maggiormente risponde all’idea di rappresentanza che le giornaliste e i giornalisti ritengono più vicina ai valori del servizio pubblico”.