Quattro votazioni di Camera e Senato non sono bastate per decidere il nome del giudice costituzionale di nomina parlamentare chiamato a sostituire Silvana Sciarra, il cui mandato è cessato lo scorso 11 novembre. Infatti, dall’Aula è arrivata l’ennesima fumata nera sulla Consulta: sui 372 votanti, 349 hanno deciso di votare scheda bianca, 15 schede sono state ritenute nulle e 8 sono stati i voti dispersi. Secondo le norme, per eleggere il giudice è richiesta una maggioranza pari ai tre quinti dei componenti dell’Assemblea, ossia 363 voti.
Quattro votazioni non sono bastate per decidere il giudice costituzionale di nomina parlamentare per la Consulta
Il problema è che i partiti di governo possono contare su 355 voti e quindi devono necessariamente accordarsi con i partiti di minoranza o almeno con parte di essi. Divergenze che sembrano difficili da superare al punto che la quinta votazione, la cui data deve essere ancora annunciata, appare destinata all’ennesimo flop. Proprio per questo nei corridoi del Parlamento inizia a farsi largo l’ipotesi di un rinvio della pratica a fine anno quando arriveranno a fine mandato l’attuale presidente, Augusto Barbera, e i giudici Franco Modugno e Giulio Prosperetti, tutti e tre di nomina parlamentare.
A quel punto, con ben quattro nomi da scegliere, maggioranza e opposizione saranno costrette a scendere a patti per evitare la paralisi di questo importante organo istituzionale.