Ignazio Marino, ex sindaco di Roma e candidato alle europee per Avs. La sua campagna elettorale passa da Roma dove ha incontrato i “marziani”: dopo un po’ di anni questo movimento a suo supporto è ancora vivo, crede che sia un segnale tanto per la sua candidatura quanto per manifestare il malcontento che in città esiste dopo diversi anni?
“I marziani sono le donne e gli uomini che l’11 ottobre del 2015 manifestavano davanti al Campidoglio per sostenermi e chiedermi di continuare la battaglia per cambiare la città di Roma. Cittadini che non comprendevano e continuano a non comprendere gli intrighi, i complotti, gli interessi che muovono la politica, a tutti i livelli. Con loro il legame è stato sempre molto forte in questi anni e sono felice che mi sostengano in questa competizione elettorale veramente importante. Un’elezione dove è possibile esprimere la preferenza in un rapporto elettore-eletto chiaro e trasparente. Sanno che io, se eletto, andrò veramente a Bruxelles e a Strasburgo, a differenza di altri politici che sono candidati come capilista per non andarci. Una vera truffa, come ha autorevolmente sostenuto Milena Gabanelli nel suo “Dataroom” di qualche giorno fa”.
Negli scorsi giorni ha detto di essere stato contattato anche dal Pd per le europee: perché ha detto di no ai dem?
“Mi ha contattato un collaboratore di Elly Schlein, che personalmente non conosco, per un incontro e io mi sono reso, ovviamente disponibile. Anche perché alcune delle cose che sosteneva la Schlein quando correva per la segreteria del Pd le condividevo, ad esempio il no all’aumento delle spese militari e il no alla costruzione di nuovi inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti, all’aumento degli investimenti per la salute. Una volta alla guida del Pd, ha fatto tutto il contrario di quello che diceva prima. In Europa il Pd ha addirittura approvato l’utilizzo di parte dei fondi del Pnrr (i fondi che dovevano servire anche per l’ammodernamento dei nostri ospedali) per acquistare più bombe e munizioni da utilizzare per uccidere. E comunque deve aver parlato con i suoi “colonnelli”, quelli che nel Pd comandano veramente. Immagino una piccola epidemia di morbillo quando avrà pronunciato il mio nome. E infatti non si è fatto più sentire nessuno”.
Crede che un suo successo elettorale possa essere un segnale e cambiare qualcosa negli equilibri in Campidoglio, su temi come il termovalorizzatore?
“Chiamiamolo con il suo vero nome: inceneritore. Possiamo raccontare quello che vogliamo ma se si brucia una tonnellata di rifiuti si produce una tonnellata di Co2. Si tratta di una scelta contraria alle indicazioni dell’Europa che così come sanzionò Roma per la discarica di Malagrotta sino a quando io non la chiusi, ha indicato gli inceneritori come l’ultima alternativa allo smaltimento dei rifiuti. Se si vuole arrivare a una Europa verde e che non produca emissioni di Co2 che logica è quella di realizzare una macchina che produrrà 600mila tonnellate di Co2 all’anno. Infatti, nessuno la vuole vicino a casa propria. Denuncia l’incapacità dell’amministrazione capitolina di spingere sulla differenziata. L’obiettivo che si è data l’Europa per il 2030 è di raggiungere il 75% di raccolta differenziata. Nei miei 28 mesi da sindaco la portai dal 20 al 45% e mi sembra che dopo 10 anni Roma sia ancora al 45%. Certo differenziare è molto più impegnativo di incenerire e per differenziare non occorre un appalto da un miliardo di euro come per l’inceneritore. È la solita storia di Roma, chi comanda veramente non è né il sindaco né il consiglio comunale. E, infatti, tutti i media, di qualunque orientamento politico plaudono all’inceneritore”.
Uno dei temi su cui si concentra in campagna elettorale è il no alle armi: crede che su questo fronte l’Ue abbia perso il suo ruolo di guida internazionale?
“L’Europa deve trovare una voce sola e autorevole, specialmente sul fronte diplomatico. L’altro giorno è stata votata a stragrande maggioranza una risoluzione delle Nazioni Uniti per inserire la Palestina tra gli Stati Onu. L’Italia, insieme alla Germania e alla Gran Bretagna, si è astenuta. Lo ritengo un fatto gravissimo. Significa: al Governo italiano non interessa riconoscere la dignità di due popoli e due Stati e cercare di percorrere la difficilissima strada della pacificazione fermando le armi. Poi un giorno Macron, senza consultare i partner europei, dichiara che è pronto ad inviare truppe in Ucraina. Nessuno dei due conflitti si risolverà con le armi, a meno che non si pensi a interventi militari esterni come quello della Nato. Cioè la terza guerra mondiale. A quel punto non ci sarà alcun bisogno di confrontarsi sulla necessità di un negoziato perché la specie umana si annienterà. E, in ogni caso, si tratta per l’Europa di giocare con il fuoco. Se Trump riconquisterà la Casa Bianca ha già annunciato che lui chiuderà le questioni belliche in poche settimane, accordandosi con Putin e lasciando l’Europa al suo destino”.
In Ue si sta assistendo a un passaggio dal Green deal al riarmo? Teme che dopo le elezioni ci possa essere un’ulteriore deriva verso destra e bellicista?
“La riconversione ecologica è uno dei compiti principali dell’Europa nei prossimi anni. Va fatta, senza se e senza ma, se all’uomo interessa ancora esistere. Senza un intervento di decarbonizzazione la terra sopravviverà, ma l’uomo no. Poche settimane fa, a Strasburgo, ho assistito, allibito, all’ennesima negazione dell’emergenza climatica da parte di alcuni rappresentanti della destra italiana al Parlamento europeo. Da scienziato non ci potevo credere ma per fortuna in Europa la sensibilità su questi temi è molto alta. Quelle erano voci, per fortuna, isolate e non ascoltate”.
Su Gaza l’Ue continua a essere timida: che idea si è fatto sulla mancata condanna di Israele di istituzioni Ue e Stati membri?
“L’unica strada possibile è il cessate il fuoco e permettere che la diplomazia prenda il posto delle armi in modo da esercitare tutta la sua capacità di moral suasion nei confronti delle parti in guerra. Quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza è inaccettabile. Muoiono i civili, le donne, i bambini. Da medico e da padre non posso immaginare una bambina che mi viene incontro con il braccio dilaniato da un’esplosione. Apprezzo molto l’impegno del Segretario di Stato americano, Antony Blinken che, a cadenza settimanale, vola in Medioriente per parlare con i protagonisti, in particolare con il premier israeliano Netanyahu per fermare la guerra. Non c’è altra strada”.
Un altro tema a cui lei tiene particolarmente, anche per motivi professionali, è quello della sanità: si sta davvero smantellando il servizio pubblico?
“Sto facendo un giro di ascolto tra i medici, gli infermieri, i tecnici e gli amministrativi che ogni giorno si impegnano in prima linea nella Sanità Pubblica. Sono molto preoccupati e delusi. Durante l’emergenza Covid erano diventati gli eroi, tutti a promettere un futuro migliore per la Sanità Pubblica, più risorse, più investimenti. Soltanto parole. Ora è come prima se non peggio. L’Europa può fare molto per sostenere le Sanità Pubbliche di tutti e 27 gli Stati membri. Le difficoltà non sono solo italiane. L’altro giorno mi ha scritto una signora, con un tumore importante, che doveva fare urgentemente una Pet. Da Roma, dove risiede, le hanno dato un appuntamento, tra 3 mesi, a Isernia. Nel privato, a pagamento, l’avrebbe fatta il giorno dopo. L’articolo 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, diventa, così, carta straccia”.
Sull’immigrazione cosa bisognerà fare in Ue per invertire la rotta? E cosa pensa delle proposte di Meloni, come i Cpr all’estero?
“I Cpr sono una vergogna per come le persone vengono trattate. Quando presiedevo la commissione Sanità del Senato effettuai delle ispezioni negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per denunciarne le condizioni inumane e li feci chiudere. Credo che l’Europa debba fare qualcosa di simile per tutelare la dignità delle persone. Di tutte le persone. È questo il vero senso sociale, politico e culturale dell’Europa”.