Per Matteo Salvini non è un condono. Ma di certo per lui e per tutto il centrodestra sarebbero voti, tanti voti. Ecco perché il vicepremier e leader della Lega ha fretta di portare a Palazzo Chigi prima delle Europee il suo piano “Salva-casa”. Uno dei cartelloni della campagna elettorale del Carroccio, del resto, recita: “A difesa della casa e delle auto degli italiani”.
“Dovremmo aver finito il percorso del decreto salva casa – qualcuno lo chiama condono, io non penso che lo sia, e vorrei arrivare la settimana prossima in Consiglio dei ministri all’approvazione”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Che ha spiegato: “È sostanzialmente una regolarizzazione, una sanatoria di tutte le piccole irregolarità interne alle case degli italiani”.
Basti pensare ai “problemi” che si hanno “dal notaio, in Comune con una finestra di venti centimetri spostata, la veranda, il soppalco, il secondo bagno, la cameretta del figlio, l’anticamera, il gabbiotto degli attrezzi. Uno paga in Comune quello che deve, poi non è che deve abbattere la cameretta fatta dal padre o dal nonno o abbattere la veranda”.
L’annuncio del condono Salva-casa di Salvini
Il piano era stato annunciato da Salvini il 4 aprile. Il comunicato diffuso dal suo ministero parlava di una serie di misure che mirano a regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali che interessano, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano. Un piano presentato a circa 50 rappresentanti di istituzioni, enti, associazioni, ordini professionali e fondazioni del settore. Ovviamente tutti favorevoli.
Si tratta, dicevamo, di un bacino elettorale non indifferente che vale milioni di voti. E che il centrodestra da sempre coccola. Il pensiero corre ai condoni dei governi Berlusconi nel 1994 e nel 2003. Secondo l’ultimo studio del centro Sogeea in Italia tra il 1985 e il 2004, ha ricordato Repubblica, sono state presentate oltre 15 milioni di domande di condono e circa 4,2 milioni sono ancora pendenti. I Comuni possono così ancora incassare 19 miliardi.
Solo nel Lazio le domande sono state 1,6 milioni. E proprio nel Lazio FdI ha presentato una proposta di condono anche nelle zone vincolate. Ecco perché il piano “Salva-casa” rilanciato da Salvini ha irritato i suoi alleati. La premier e leader di FdI, Giorgia Meloni, aveva detto di non aver letto la norma e di averla appresa leggendo il comunicato del Mit.
Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva rincarato la dose: “Devo dire che è già incardinata al Senato una proposta di Forza Italia sulla rigenerazione urbana che già prevede le cose di cui ha parlato Salvini”. E ancora: “Come diceva il povero Berlusconi, siamo padroni a casa propria, quindi un tramezzo si può risolvere”.
Rissa a destra tra chi si intesta la pace edilizia
La verità è che la pace edilizia è auspicata tanto da Meloni quanto da Tajani. L’unico fastidio che possono provare è che a intestarsi la paternità di tale pace possa essere Salvini. Le opposizioni attendono al varco il centrodestra.
“Non vediamo l’ora di leggere il nuovo piano ‘Salva-casa’ annunciato da Salvini. Ci chiediamo quali siano le scoppiettanti novità normative che ha in mente il governo, visto che le norme attuali consentono ampio margine per sanare le cosiddette ‘piccole difformità’ edilizie. Non vorremmo, e con la destra non sarebbe la prima volta, che il nuovo provvedimento si scriva ‘Piano Salva-casa’ e si legga in realtà ‘condono’. Nessun pregiudizio, ma visto che c’è di mezzo Salvini, il dubbio è lecito, proprio in queste ore che la sua propaganda sul ponte sullo Stretto sta raggiungendo il picco massimo. In tema di edilizia sanare è una cosa, aiutare i soliti furbi è un’altra”, dichiara a La Notizia Agostino Santillo, vicecapogruppo Camera M5S.