Patrizio Cinque, ex sindaco di Bagheria: come mai ha scelto di candidarsi in Ue e tentare un passaggio da una dimensione locale a una internazionale?
“La dimensione locale e quella internazionale non sono distinte. Il Sud ha bisogno di rappresentanti che, prima di tutto, conoscano le criticità e le problematiche del territorio perché solo così possono trovare soluzioni anche in ambito europeo. L’incidenza che la politica comunitaria ha sui territori locali è molto più forte di ciò che si possa pensare: agricoltura, investimenti pubblici, sostenibilità ambientale e immigrazione sono soltanto alcuni degli esempi più clamorosi. In questo senso, le autonomie locali e regionali sono chiamate a svolgere un rinnovato ruolo all’interno dell’Unione, diventando attori sempre più necessari sia sul piano istituzionale sia su quello funzionale”.
Il Movimento 5 Stelle ha, tra le sue priorità, quella di difendere a Bruxelles il tema della pace: l’Europa, nata proprio per garantire al continente un lungo periodo di pace, sta ora mettendo in discussione i suoi valori fondanti?
“Penso proprio di sì. I padri fondatori avevano concepito l’Europa proprio per mettersi alle spalle gli orrori di una guerra, l’attuale classe politica europea sembra averlo dimenticato. Come ha giustamente detto il presidente Giuseppe Conte i futuri europarlamentari del Movimento 5 Stelle saranno costruttori di pace e lavoreranno con coerenza su questo tema, una coerenza che gli altri partiti non posso rivendicare”.
A chi si riferisce?
“Penso a Salvini e alla sua svolta finta-pacifista degli ultimi giorni. I suoi europarlamentari due mesi fa hanno votato a favore alla risoluzione che chiedeva di aumentare la spesa militare fino allo 0,25% del Pil, stiamo parlando nel caso dell’Italia di svariati miliardi di euro. Sempre i leghisti hanno persino votato al Parlamento europeo a favore dell’utilizzo dei fondi di coesione per l’acquisto di armi e munizioni. I fondi di coesione sono quelli che l’Europa mette a disposizione per i territori più poveri, come la Sicilia e la Sardegna, per recuperare il gap di crescita con i territori più sviluppati. Salvini agisce come lo sceriffo di Nottingham: prende ai poveri per dare ai ricchi”.
C’è una corsa al riarmo e cosa potete fare, in caso di elezione, per arginarla?
“Innanzitutto dobbiamo essere di più e più forti. Un voto al Movimento 5 Stelle sarà un voto per la pace. Mi auguro che anche in altri Paesi europei le forze progressiste e pacifiste come la nostra possano crescere e ottenere un buon risultato. Poi serve una Conferenza di pace per l’Ucraina: vera e non finta come quella che si celebrerà in Svizzera a giugno”.
Si sta abbandonando il Green deal per puntare su armi e difesa?
“Siamo passati troppo velocemente da una transizione green a una transizione militare. Nutriamo molti dubbi sulla proposta di istituire un Commissario europeo per la difesa perché questa nuova figura rischia di trasformarsi in un Commissario alla guerra. Nel nostro programma contrapponiamo a questo scenario un Commissario per la pace, una figura che lavori con l’obiettivo di facilitare il dialogo e i negoziati nelle aree di crisi che sono purtroppo troppe”.
Se dovesse essere eletto, quali sono le questioni che vorrà portare in Ue? E quali i temi legati al suo territorio, la Sicilia?
“Se dovessi essere eletto, tra le mie priorità politiche c’è sicuramente quella dell’insularità e della continuità territoriale, un tema che interessa sia i siciliani che i sardi. Il deficit insulare che pesa su Sicilia e Sardegna è stimato in circa 15 miliardi di euro annui. Questo è un tema che si collega, per ovvie ragioni, allo sviluppo infrastrutturale che, purtroppo, manca in queste Isole. Altri temi di importanza cruciale, per territori come il mio, attengono alla tutela dei prodotti agricoli, spesso penalizzati dai trattati di libero scambio, e alla tutela della pesca sia sarda che siciliana, prima di tutto, attraverso condizioni più favorevoli per i nostri piccoli pescatori”.
Se si pensa all’Ue e alla Sicilia non può non venire in mente che la porta d’Europa è proprio Lampedusa: crede che sia stata abbandonata dall’Europa e cosa si dovrebbe fare sul tema dei migranti?
“Non solo l’Europa ma anche il governo italiano ha abbandonato Lampedusa visto che gli sbarchi sono aumentati e in futuro le cose potrebbero persino peggiorare”.
Perché questo pessimismo?
“Guardi, il nuovo Patto migranti e asilo aumenterà i problemi non solo perché allunga il tempo di permanenza dei migranti nei centri di accoglienza italiani, ma anche perché abbiamo rinunciato alla possibilità di ricollocarli negli altri Paesi. Tutti i governi – da quello Conte a quello Draghi, da quello Renzi a quello Gentiloni – avevano una posizione chiara in Europa e cioè chiedevano i ricollocamenti obbligatori e automatici, che sono l’unico modo per l’Europa di mostrarsi solidale verso l’Italia. Per anni tutti i governi a prescindere dal colore politico difendevano questa posizione perché era nell’interesse nazionale. La Meloni invece ci ha svenduti: il rischio che vedo è con questa riforma aumenteranno i centri per migranti nel Sud Italia e in particolare in Sicilia. Sarebbe inaccettabile. Tutti i Paesi europei devono dare il loro contributo”.
Con il governo Meloni il Sud sembra essere stato abbandonato, dal taglio della decontribuzione all’Autonomia: cercherete di portare le battaglie del Mezzogiorno anche oltre i confini italiani?
“Questo Governo ha un piano ben preciso: impoverire il Sud. Dall’autonomia differenziata alla centralizzazione delle Zes, dal taglio del fondo perequativo alla rimodulazione del Pnrr, a tutto svantaggio per il Sud e le isole. Le battaglie del Mezzogiorno devono essere portate in Europa, perché la coesione e lo sviluppo dipende inevitabilmente dalla capacità di non lasciare indietro i territori”.