La speranza di Matteo Salvini si infrange, ancora una volta, contro la realtà. Che il Ponte sullo Stretto non sarebbe stato possibile materia di propaganda elettorale era ormai chiaro da tempo: l’idea del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di posare la prima pietra entro l’estate, e magari già prima delle europee di giugno, era ormai stata accantonata.
Ma ora arriva una pietra tombale su ogni velleità elettorale di Salvini, con la richiesta della società dello Stretto di Messina di una sospensione di 120 giorni dell’iter per rispondere ai più di 200 rilievi sollevati dalla commissione Via-Vas del Mase, il ministero dell’Ambiente, sul progetto definitivo.
Ponte sullo Stretto, la società chiede una sospensione di 120 giorni: doccia gelata per Salvini
Secondo le prime previsioni, le integrazioni richieste dovevano essere elaborate in 30 giorni. Ma ora vengono richieste delle proroghe che faranno slittare il termine alla metà di settembre 2024. Altro che prima pietra in estate, quindi. L’amministratore delegato della società dello Stretto di Messina, Pietro Ciucci, spiega che la richiesta di sospensione “è motivata dall’eccezionale rilevanza dell’opera e riflette la volontà e il massimo impegno della società nel fornire puntuali ed esaurienti risposte alle richieste di integrazioni e chiarimenti”.
Come a dire che queste risposte così semplici, evidentemente, non sono e che i rilievi del ministero necessitano di esami accurati e complicati. In particolare, alcuni approfondimenti “prevedono indagini di campo, come ulteriori rilievi faunistici terrestri, batimetrici e subacquei”. Che, viene però da pensare, forse andavano fatti prima di presentare il progetto. Insomma, slitta tutto. Con buona pace di Salvini che ancora ad aprile auspicava l’avvio dei lavori entro l’estate, magari per poter rivendersi la grande opera durante la campagna elettorale delle europee al Sud.