Da un lato l’inchiesta sul presunto giro corruttivo in Liguria che procede spedita e con diverse novità, dall’altro le destre che sembrano disinteressarsene preferendo blindare il governatore Giovanni Toti così da evitare ogni imbarazzo alla coalizione. Passano le ore ma non accenna a sgonfiarsi l’indagine che sta causando un vero e proprio terremoto per la giunta ligure di centrodestra.
Infatti sul fronte giudiziario la situazione si sta ingarbugliando sempre più, con il fascicolo che ha portato agli arresti domiciliari del presidente della Regione Liguria che si arricchisce, secondo quanto trapela dalla Procura di Genova, di una decina di nuovi indagati – in aggiunta ai 25 già indicati nell’ordinanza – tra cui spicca Paolo Piacenza, dall’8 settembre 2023 commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, su cui pende l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio.
L’intercettazione che inguaia Toti
Ma non è tutto. Nell’inchiesta sul presunto comitato d’affari e corruzione, sarebbe spuntata perfino l’ombra di una possibile talpa. A far emergere questa ipotesi è l’intercettazione ambientale del 30 settembre 2020 in cui i fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, Iscritti a Forza Italia in Lombardia e sospesi dal partito dopo la deflagrazione dell’indagine, vengono avvicinati da un uomo che, scrive il gip Paola Faggioni, “viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano)”.
Questi rivolgendosi a Italo Maurizio afferma: “Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono. Stanno indagando”. In tutta risposta Italo Maurizio annuisce: “Si lo so, non ti preoccupare. L’ho stutato (‘spento’ in dialetto siciliano, ndr)”. Insomma sull’inchiesta spuntano ombre inquietanti ma questa non è l’unica novità perché la Procura di Genova sta allargando le indagini puntando anche su uno degli appalti per la realizzazione della nuova diga foranea del porto, uno dei dieci progetti strategici finanziato sia con gli stanziamenti del fondo complementare nazionale sia con i soldi del Pnrr.
Le destre blindano il governatore
Davanti a tutte queste novità, le destre non sembrano scomporsi. Anzi, continuano a fare quadrato attorno a Toti che venerdì sarà interrogato in Procura. Matteo Salvini parlando delle eventuali dimissioni del presidente di Regione ha detto che, a suo parere, “sarebbero una resa, dal mio punto di vista. Perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco”.
Per il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, bisogna vedere “esattamente cosa emerge (dall’inchiesta, ndr), ora è tutto molto prematuro. Sui tempi si sono già espresse numerose persone, rimane la presunzione di innocenza”. Lo stesso, nel tentativo di difendere il governatore da ogni accusa, si è spinto addirittura nel fare un parellelismo tra “Toti che dice che dimostrerà la sua estraneità ad ogni accusa” e “Emiliano (il governatore della Puglia che non è neanche indagato, ndr) che si è ventato da un palco di andare a parlare dalle famiglie dei boss mafiosi per consentire di fare politica. Se Toti avesse fatto questo gli avrei chiesto le dimissioni oggi stesso”.
Il Movimento 5 Stelle non ci sta e chiede le dimissioni di Toti
Una linea difensiva che non convince il Movimento 5 Stelle con il capogruppo in Liguria, Fabio Tosi, che fa notare come “risulta palese l’intenzione”, da parte di Toti, “di non presentare le dimissioni e di continuare la legislatura come se niente fosse accaduto. Come M5S ribadiamo con ancora più forza la necessità di sciogliere la Giunta e il Consiglio regionale. Non è possibile fare finta di nulla e andare avanti. Sarebbe uno sfregio alla democrazia”.