Mentre migliaia di abitanti di Rafah stanno lasciando la parte orientale della città, che si trova nel Sud della Striscia di Gaza, temendo un’imminente operazione delle forze israeliane, in Medio Oriente sembra aprirsi uno spiraglio per fermare momentaneamente le armi. “Abbiamo concordato un cessate il fuoco di sei settimane”, ha riferito, nel tardo pomeriggio di ieri, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh. L’alto funzionario del movimento islamico ha informato Qatar, Iran ed Egitto “dell’approvazione della loro proposta riguardante l’accordo di cessate il fuoco”, in tre fasi che inizierà con una tregua di 42 giorni, aggiungendo, però, che “la palla è ora nel campo di Israele”.
Fonte Hamas: “Concordato cessate il fuoco di 6 settimane”. Israele: “È il loro solito trucco”
Tel Aviv, come è noto, nei giorni scorsi aveva più volte ripetuto che non avrebbe accettato accordi e ribadito l’intenzione di invadere Rafah. E la nuova risposta è arrivata poco dopo l’annuncio di Haniyeh, per bocca del ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, che incontrando la stampa italiana, a Roma, ha affermato che “Hamas non ha accettato l’accordo. È il loro solito trucco”. Barkata ha poi aggiunto che Israele “non ha altra scelta”, se non quella di invadere. Un funzionario israeliano ha spiegato al sito Ynet che quella accettata da Hamas è “una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani”.
Nel pomeriggio Haaretz, citando i media del Qatar, aveva riferito che Hamas intendeva sospendere i negoziati al Cairo: “Abbiamo deciso di sospendere i negoziati per un cessate il fuoco dopo essersi consultati con il resto delle fazioni palestinesi”, ha detto una fonte del movimento a Skynews Arabia. “La decisione è di rinviare il ritorno della delegazione negoziale al Cairo in attesa di resoconti sugli sforzi dei mediatori”, ha successivamente riportato Skynews. La leadership del movimento avrebbe ricevuto una richiesta da parte egiziana “di evitare un’escalation militare e di dare la possibilità di contenere la crisi”. Anche la presidenza dell’Autorità palestinese ha affermato di essere impegnata in “contatti intensi” con le parti e a livello internazionale, Stati Uniti “in particolare”, per evitare un “massacro” a Rafah.
Save The Children: “Con un’incursione a rischio la vita di 600.000 bambini e l’intero sistema degli aiuti umanitari”
In caso di incursione, ha fatto sapere Save The Children, è a rischio la vita di 600.000 bambini e l’intero sistema degli aiuti umanitari. “Per settimane – ha dichiarato la direttrice generale dell’organizzazione, Inger Ashing – abbiamo avvisato che non esiste un piano di evacuazione fattibile e avvertito delle conseguenze devastanti che tutto ciò avrà sui bambini e sulla nostra capacità di assisterli”.