Sono oltre 4.700 i migranti sbarcati sulle coste Italiane nel mese di aprile, nonostante il meteo prevalentemente avverso. Il dato, fa sapere l’Unhcr, segna un calo di arrivi rispetto al mese precedente (6.857). A gennaio e febbraio gli arrivi erano stati, rispettivamente 2.258 e 2.301.
Ad aprile calano arrivi (-31%), morti e dispersi (-42%). La Tunisia è il primo paese di partenza dei migranti
Libia e Tunisia sono stati i Paesi di partenza. Tuttavia, ad aprile la Tunisia è tornata ad essere il primo Paese di partenza per gli arrivi di migranti via mare in Italia dal settembre 2023, con il 73% di tutti gli arrivi. Il 76% delle persone arrivate ad aprile sono sbarcate a Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Pantelleria, Ravenna, Reggio Calabria e Catania. Da inizio anno, le nazionalità di origine prevalenti sono state: Bangladesh (21%), Siria (15%), Tunisia (14%), Guinea (10%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (4%) e Sudan (3%).
Ad aprile segnalati 10 morti e 62 dispersi, tutti partiti dalla Tunisia
Nel mese di aprile sono stati inoltre segnalati 10 morti e 62 dispersi in quattro diversi incidenti, tutti partiti dalla Tunisia. Questo equivale ad oltre due vittime al giorno lungo questa rotta che, nel mese di aprile, conta il 95% delle vittime in tutto il Mediterraneo. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono più di 400 i morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, circa l’85% delle vittime in tutto il Mediterraneo.
L’Unhcr “è presente nei luoghi di sbarco dove continua a supportare con team dedicati le autorità italiane, in collaborazione con le agenzie nazionali ed europee e gli altri partner, per fornire informazioni ai nuovi arrivati e per una pronta individuazione e la tempestiva presa in carico dei minorenni e delle persone più vulnerabili presso servizi e cure specializzati”.
Unhcr: “È necessario rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare”
“L’Unhcr – afferma ancora l’organizzazione delle Nazioni unite – continua a sollecitare gli Stati a potenziare risorse e capacità per adempiere efficacemente alle proprie responsabilità. In particolare, rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare e per promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione Europea per le persone in cerca di protezione internazionale”.