L’obiettivo di “eliminare progressivamente la generazione di energia a carbone durante la prima metà degli anni 2030 o in un periodo coerente con il mantenimento dell’aumento della temperatura entro un grado e mezzo” è stato confermato martedì nel documento finale del G7 Ambiente, Energia e Clima, che si è chiuso a Torino.
I sette grandi – ma mancava la Cina – hanno anche preso l’impegno di promuovere lo stop all’approvazione di nuove centrali elettriche a carbone a livello globale il più presto possibile e a “portare avanti uno sforzo collettivo per una riduzione del 75% delle emissioni globali di metano derivanti dai combustibili fossili, anche riducendo l’intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e sul gas entro il 2030”.
Riconosciuta inoltre la necessità di sbloccare finanziamenti per il clima per “migliaia di miliardi”, ammettendo le sfide che i Paesi vulnerabili stanno affrontando in relazione agli impatti climatici. Fin qui le buone notizie.
I G7 spingono sul nucleare e Pichetto Fratin gongola
Ora le cattive. La regia italiana del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin fin da subito ha puntato forte sul nucleare, trovando terreno più che fertile. Tanto che i paesi del G7 si sono impegnati a “promuovere il responsabile dispiegamento delle tecnologie per l’energia nucleare, compresi reattori avanzati e reattori modulari di piccole dimensioni, compresi i microreattori, e lavorare collettivamente per condividere le migliori pratiche nazionali, inclusa la gestione responsabile dei rifiuti, consentire un maggiore accesso agli strumenti di finanziamento dei progetti, sostenere la collaborazione settoriale, progettare procedure di licenza e rafforzare il coordinamento nello sviluppo di progetti commerciali tra i membri interessati del G7 e i mercati terzi”.
“L’accordo prevede un lavoro comune su ricerca e condizioni per la produzione dell’energia nucleare”, ha commentato un soddisfatto Pichetto Fratin, “è in perfetta linea con le richieste e la posizione del nostro Paese. Non ci sono obblighi per il no al nucleare di uno dei Paesi”.
Ma il deposito delle scorie in Italia ancora non c’è
E, interrogato su che punto sia l’iter per individuare il luogo dove ubicare il deposito delle scorie nucleari italiane, il ministro ha risposto: “La procedura che è stata attivata, sta andando avanti. I siti della Cnai (Carta nazionale delle aree idonee, ndr) sono in valutazione. Ho aperto alle autocandidature, perché pareva ci fossero – ha poi aggiunto in riferimento al fatto che non ce ne sono state -. Andranno valutate – ha continuato – le aree dismesse della Difesa”.