Com’è uso del governo, i sindacati vengono convocati solo all’ultimo momento per conoscere misure su lavoro e fisco destinate a sbarcare in Consiglio dei ministri il giorno dopo. È stato così lo scorso anno in occasione del decreto del primo maggio che ha smantellato il Reddito di cittadinanza e spalancato le porte ai contratti a termine. E così è stato anche quest’anno. Ieri la nuova convocazione last minute per presentare misure spot come il bonus di 100 euro, una mancetta per il solo mese di gennaio prossimo, per i dipendenti con redditi fino a 28mila euro e per riciclare misure già approvate ma di cui ancora mancavano i decreti attuativi.
La premier Giorgia Meloni insieme a metà governo ha presentato ai sindacati le pseudo novità in arrivo sul lavoro e sul fisco, che andranno in Consiglio dei ministri alla vigilia della festa dei lavoratori. Le misure annunciate e spacciate come nuove sono contenute nel decreto Coesione, che riforma le relative politiche in materia, e in un decreto legislativo, nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, oggi all’esame del Consiglio dei ministri. L’obiettivo, ha spiegato Meloni al tavolo con i sindacati, è quello di continuare a sostenere la crescita dell’occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi. E anche di difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, “segnatamente quelli più esposti”.
A chi va la mancetta elettorale da 100 euro
In particolare, per il lavoro sono in arrivo misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati: con la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Ma si tratterebbe in realtà di un provvedimento con mini-sgravi varato nell’autunno dello scorso anno, ancora non operativo, e oggi spacciato come una novità. Sul fronte fiscale, sarà invece erogata a gennaio 2025 un’indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico.
Da qualcuno già definito “bonus Befana” o, sarebbe meglio definirlo, bonus beffa. Le risorse non ci sono, come aveva avvertito il ministro Giancarlo Giorgetti, e bisogna accontentarsi di questa mancetta. Con il decreto Coesione il governo punta ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l’Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi europei che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi. Per adesso in tre anni, l’Italia ha speso meno dell’1% dei fondi.
Puntuale arriva la stroncatura dei sindacati. “Sul metodo. Non avevo grandi aspettative. È stata una narrazione, non un dialogo sociale”, dichiara Pierpaolo Bombardieri, leader della Ul. “Sul merito. I fondi di coesione: ci vogliono cronoprogrammi e un’indicazione degli impatti occupazionali, e questo non c’è. L’intervento sulle tredicesime: non è un intervento, ma una sorta di ‘premio’ solo per alcuni. I pensionati stanno fuori da questa partita. La nostra preoccupazione è come recuperiamo in modo strutturale il potere d’acquisto perso sino ad oggi, pari a circa il 16%. Manterrete la riduzione del cuneo fiscale? Questa è la priorità per noi. Voi invece fate un decreto che dice che a gennaio del prossimo anno darete 100 euro lordi che diventano 50-60 euro netti solo ad alcuni”. E ancora: “Voi mantenete la detassazione dei premi al 5%, mentre noi chiediamo la detassazione per quei 5 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno il contratto scaduto. Resta un’emergenza salari. Con quello che date, si può comprare un chilo di carne, un litro d’olio e un chilo di parmigiano”. Zero poi sulla sicurezza sul lavoro.