L’Autonomia differenziata sbarca nell’Aula della Camera. Tra le urla di giubilo dei leghisti e le polemiche dell’opposizione. Dal Pd al M5S passando per i Verdi-Sinistra, non sono stati ancora smaltiti i veleni per la forzatura compiuta dalla maggioranza in commissione Affari costituzionali di Montecitorio venerdì scorso, quando il centrodestra ha proceduto a ripetere la votazione di un emendamento del M5S che era stato approvato, mandando sotto i partiti di governo.
Quando la capigruppo della Camera aveva confermato l’approdo in Aula del provvedimento per lunedì, vale a dire oggi, le opposizioni avevano rinnovato la richiesta di allungare l’esame della riforma in Commissione, dove le votazioni hanno impegnato solo una settimana, rispetto ai tre mesi concessi alla medesima Commissione in Senato in prima lettura. Ma nulla da fare.
Le proteste delle opposizioni sull’Autonomia
“La Camera è stata ridotta a passacarte degli accordi di maggioranza siglati al Senato”, ha denunciato la dem Simona Bonafè. “Perché dobbiamo lavorare in questo Parlamento se poi stravolgete le votazioni che si svolgono in piena correttezza? Quello che è accaduto – ha detto Alfonso Colucci, capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali – è gravissimo e noi lo denunciamo a gran voce in quest’aula: in commissione un emendamento del M5S era stato approvato con 10 voti a favore e 7 contrari, come attestato dall’unico segretario di commissione presente e unica figura deputata ad accertare l’esito delle votazioni”.
E ancora: “La maggioranza ha fatto ripetere la votazione 48 ore dopo per cancellare quella modifica del testo, calpestando così il Regolamento della Camera che consente la ripetizione solo in caso di irregolarità, nell’immediato e con lo stesso collegio presente al momento della prima votazione. Non è stato rispettato nessuno dei tre presupposti. Così facendo hanno anche violato l’articolo 67 della Costituzione. Questa legge arriva in aula nel modo peggiore e senza alcuna legittimazione”.
Interviene Fontana sull’Autonomia
Lo stesso presidente della Camera, Lorenzo Fontana, è stato costretto a prendere posizione. Ovviamente Fontana non avrebbe mai impedito lo sbarco in Aula del testo ma, rispondendo al vicecapogruppo del Pd, Federico Fornaro, che gli ha chiesto un intervento sul governo affinché questo non consideri Montecitorio “una buca delle lettere” rispetto al Senato, si è impegnato a convocare la Giunta per analizzare i problemi che ci sono stati e per valutare eventuali rimedi e si è impegnato a “mantenere alto anche l’onore della Camera dei deputati”. Non solo.
Fontana ha preso carta e penna e ha inviato una lettera ai presidenti delle Commissioni in cui ha raccomandato il “massimo rigore” nella gestione delle votazioni, alla luce di quanto accaduto. E ha dovuto pure invitare in Aula la leghista Simona Bordonali, che indossava una maglietta verde con la scritta “Il vento del Nord”, a coprirsi.
Il flashmob di Conte
“In Parlamento ci stiamo battendo con tutte le forze contro lo scellerato progetto di Autonomia con cui Meloni e sodali vogliono fare a pezzi l’Italia. Siamo andati anche a Palazzo Chigi per smascherare i finti patrioti: Meloni – detta Giorgia per ingannare meglio gli elettori alle Europee – ha deciso di svendere a Salvini l’Unità d’Italia pur di avere i pieni poteri con il premierato. Si scambiano riforme costituzionali come i bambini scambiano le figurine Panini”, ha dichiarato il presidente del M5S, Giuseppe Conte. “Il conto però lo pagano i cittadini: abbandonano il sud e condannano le aree più depresse a tagli su ospedali, diritti e servizi già arretrati e di serie C. Il colpo di grazia per milioni di italiani. Da patrioti a secessionisti è stato un attimo, il tempo di arrivare al Governo”.