Benjamin Netanyahu ha deciso che l’operazione di terra a Rafah si farà e ormai le truppe di Israele attendono soltanto il suo via libera per iniziare il raid. Proprio per questo si susseguono da giorni, a ritmo frenetico, le riunioni del gabinetto di guerra israeliano che, come accade ta tempo, si tengono presso il quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv.
Proprio nel pomeriggio, secondo quanto riporta il Times of Israel, dovrebbe esserci un’altra riunione in cui si discuterà dell’imminente operazione dell’Idf a Rafah, la città più meridionale di Gaza dove rimangono quattro battaglioni di Hamas e dove Israele ritiene che siano tenuti molti degli ostaggi ancora detenuti dall’organizzazione.
Israele non sente ragioni, l’attacco a Rafah è imminente
Un blitz che gli alleati di Netanyahu hanno provato a scoraggiare in ogni modo, temendo per un vero e proprio massacro visto che la città ospita 1,5 milioni di palestinesi, incontrando il muro del governo di Tel Aviv che non vuole scendere a più miti consigli. Del resto, secondo Khalil Al-Hayya, rappresentante di Hamas nei negoziati per un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi, dietro questa offensiva ci sarebbero piani ben precisi.
A suo dire, infatti, Israele avrebbe presentato ai paesi mediatori una serie di mappe che mostrano come lo Stato ebraico intenderebbe conquistare oltre il 20% della Striscia di Gaza quando la guerra sarà conclusa. In un’intervista ad Asharq Al-Awsat a Istanbul, il massimo funzionario di Hamas ha affermato che Israele sta cercando di controllare la strada principale che attraversa la Striscia, e i territori a circa mezzo miglio a nord e a est di essa, insieme a diverse aree in Khan Younis e Rafah.
Hamas trema e propone a Israele una tregua di un anno
Una prospettiva che avrebbe convinto i terroristi palestinesi a formulare una nuova proposta di pace, affidata all’Egitto che a sua volta l’ha consegnata a Israele. Secondo quanto trapela, Hamas sarebbe disposto a liberare una buona parte di ostaggi in cambio di altrettanti detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, e soprattutto in cambio di un cessate il fuoco della durata di un anno.
Si tratta di condizioni che fonti del governo Netanyahu hanno già definito come “irrealistiche” e “irricevibili”. Ma non si esclude che questa proposta possa consentire la ripresa del dialogo tra le parti, portando a una trattativa che possa mettere fine al conflitto.