Il ricercatore friulano Giulio Regeni subì diverse torture in Egitto tra cui pugni, calci, bruciature, bastonate sui piedi e ammanettamento di polsi e caviglie. È quanto ha detto il medico legale, Vittorio Finceschi, consulente della Procura di Roma nel corso della sua audizione nel processo a carico di quattro 007 egiziani in corso nella Capitale. Il consulente il 6 febbraio del 2016 effettuò l’autopsia sul corpo del ricercatore italiano trovato morto il 3 febbraio di 8 anni fa sulla strada che collega Cairo con Alessandria.
Sul corpo di Regeni i medici legali italiani hanno riscontrato “quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte nella letteratura scientifica egiziana”
Nel corso del suo intervento al processo il dottor Fineschi ha spiegato che sul corpo di Regeni “abbiamo riscontrato quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte nella letteratura scientifica egiziana: pugni, calci, uso di mazze, bruciature”. In particolare, ha detto, l’Egitto “negli anni ha pubblicato due lavori scientifici sulla tortura: uno su 140 casi torture su persone, non uccise, prima arrestate e poi torturate nelle stazioni di polizia o carcere con pugni, calci, mazze, trascinamento del corpo, bruciature, ammanettamento di polsi e caviglie e l’utilizzo di un pettine chiodato. Un secondo studio su 367 casi di torture avvenuti nel 2009-2010 in Egitto in cui vengono riportate moltissime modalità di tortura, riscontrate anche sul corpo di Giulio Regeni come le bastonate sui piedi fino alla frattura di tutte le ossa”.
Gli esiti dell’autopsia compiuta in Egitto sono incompatibili con le conclusioni dei medici legali italiani
Parlando dell’autopsia svolta in Egitto, il consulente ha affermato che è stata una attività “al sotto lo standard minimo. Gli egiziani hanno attribuito la morte a un ematoma che ha compresso il cervello così tanto da portarlo alla morte. Causa non compatibile con quello che abbiamo riscontrato noi. In Egitto sono stati compiuti approfondimenti incompleti e poco approfonditi”, ha aggiunto Fineschi.
“Giulio è morto tra il 31 gennaio e 2 febbraio 2016”
La morte di Regeni, ha riferito il tossicologo e consulente della Procura, Marcello Chiarotti, può essere “stimata tra le ore 22:00 del 31 gennaio e le ore 22:00 del 2 febbraio 2016”. Gli accertamenti medico legali del consulente sono stati eseguiti sempre durante l’autopsia del 6 febbraio del 2016, quando è stato prelevato un campione di “umor vitreo” al fine di valutare il livello di potassio nella fase post-mortem. La morte del ricercato, stimano i medici italiani, risalirebbe a “124 ore del prelievo”, un valore medio tra un range minimo di 96 ore e un massimo di 150 ore. Giulio, inoltre, non aveva fatto alcun uso di alcuna sostanza stupefacente né farmaci o sostanze velenose: “Gli accertamenti tossicologici hanno dato tutti esito negativo”, ha spiegato Chiarotti.