Se non fosse seria la situazione, ci sarebbe da ridere. Non a caso il commissario Ue, Paolo Gentiloni, si abbandona all’ironia. “Abbiamo unito la politica italiana….”, ha detto l’ex premier. Già, perché sulla riforma del Patto di stabilità e crescita al Parlamento europeo non si è astenuto solo il Pd, diversamente dalla linea espressa dallo stesso Gentiloni – si sono espressi contro invece Verdi e il M5S – ma si sono astenuti anche i partiti di governo (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia). Il via libera definitivo alle nuove regole economiche è arrivato con 367 voti favorevoli, 161 contrari e 69 astensioni.
Via libera definitivo del Parlamento Ue al nuovo Patto di stabilità. FdI, Lega e Forza Italia si sono astenuti
Ma è la scelta di astenersi del partito della premier, Giorgia Meloni, di quello del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e degli azzurri di Antonio Tajani che merita un paio di riflessioni. Quando a dicembre l’Ecofin ha approvato la riforma del Patto, con il via libera del titolare leghista di via XX Settembre, le destre in coro hanno rispedito al mittente le accuse che ha rivolto loro l’opposizione, in testa il M5S, di essersi supinamente piegate ai diktat di Berlino e Parigi.
Le dichiarazioni a caldo sul nuovo Patto
“È importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato”, aveva detto Meloni. E Giorgetti aveva spiegato di aver partecipato all’accordo politico per il nuovo Patto “con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. Ci sono alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese”.
Peccato che astenendosi sul voto all’Eurocamera, FdI, Lega e Forza Italia sconfessino tanto Meloni quanto Giorgetti e dunque danno ragione a chi come il leader del M5S, Giuseppe Conte, sosteneva che i sovranisti “ruggiscono in campagna elettorale, ma chinano la testa quando sono a Bruxelles”.
L’irrilevanza politica di Meloni e Giorgetti
La verità è che tanto Giorgetti quanto Meloni avevano tentato di opporsi alle nuove regole ma non hanno mai avuto l’autorevolezza per imporsi. E anche il ricatto che hanno provato a fare sul Mes, barattando il sì al Meccanismo europeo di stabilità in cambio di regole Ue più flessibili, è miseramente fallito. Come la minaccia di porre il veto al nuovo Patto non è stata considerata credibile da nessuno dei partner europei.
Alla fine le regole che hanno ricevuto ieri il via libera risultano una sorta di camicia di forza per il nostro Paese che sarà costretto, anche alla luce della procedura per deficit eccessivo in arrivo, a concordare con Bruxelles il percorso di rientro del deficit e il piano di riduzione del debito.
I Paesi con un debito superiore al 90%, come l’Italia, dovranno ridurre il disavanzo all’1,5% del Pil
Il nuovo Patto impone che Paesi come l’Italia, con un debito superiore al 90%, dovranno ridurre il disavanzo all’1,5% del Pil. Questo comporterà tagli pari a oltre dieci miliardi l’anno. Per quanto riguarda il debito si impone una riduzione dell’1% l’anno. E anche qui, con una crescita asfittica come quella cui ci ha condannato il governo Meloni, si profilano all’orizzonte sforbiciate dolorose.
Oggi FdI, Forza Italia e Lega ci dicono che il Patto di stabilità approvato è un incentivo alla austerità e un freno alla crescita e promettono di cambiarlo nella prossima legislatura. “Delle due ipotesi l’una – commenta oggi Conte – o al governo sono dei dilettanti allo sbaraglio che solo oggi si accorgono dei danni di questo accordo, oppure stanno ingannando gli elettori perché fra poche settimane si vota per le Europee e non vogliono lasciare impronte su tagli che strozzeranno il nostro Paese per anni”.
Ma non è affatto scontato che una nuova maggioranza, magari più conservatrice e sovranista, sarà più clemente e indulgente. Intanto a pagarne il prezzo saremo noi che andremo incontro a una Manovra lacrime e sangue.