Nel 2023 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche (-154.124 milioni di euro) è stato pari al -7,4% del Pil, in diminuzione di circa 13,8 miliardi rispetto al 2022, pari a -167.958 milioni di euro (corrispondente al -8,6% del Pil). Rispetto ai conti dello scorso 5 aprile, la nuova versione vede un peggioramento dell’indebitamento netto in rapporto al Pil di 0,2 punti percentuali. Lo ha comunicato l’Istat che ha pubblicato i principali dati della Notifica sull’indebitamento netto e sul debito delle amministrazioni pubbliche, riferiti al periodo 2020-2023, trasmessi alla Commissione Europea in applicazione del protocollo sulla Procedura per i disavanzi eccessivi annesso al trattato di Maastricht.
Nel 2023 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stato pari al -7,4% del Pil
Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato negativo e pari al -3,6% del Pil, con un miglioramento di 0,7 punti percentuali rispetto al 2022. La spesa per interessi che, secondo le attuali regole di contabilizzazione, non comprende l’impatto delle operazioni di swap1, è stata pari al 3,8% del Pil, mostrando una decrescita di -0,5 punti percentuali rispetto al 2022.
Upb: “molto probabile” l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia
Il superamento “non temporaneo” della soglia del 3% nel rapporto deficit-Pil rende “molto probabile” l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia. Lo sottolinea l’Upb nell’audizione sul Def. Il sentiero di correzione, spiega l’Ufficio parlamentare di bilancio, dovrà tenere conto dell’accordo sulla nuova governance europea che prevede una riduzione del saldo complessivo strutturale di almeno 0,5 punti percentuali di Pil annui: “Da un lato, grazie al regime transitorio, nel triennio 2025-27 l’aggiustamento non considererà i maggiori costi legati all’incremento della spesa per interessi; dall’altro, il sentiero di correzione dovrà essere coerente con il percorso di riduzione plausibile del debito nel medio termine e garantire che, una volta usciti dalla procedura, sia rispettata la salvaguardia numerica di riduzione del debito negli anni rimanenti il periodo di aggiustamento: ciò potrebbe comportare per l’Italia aggiustamenti maggiori di 0,5 punti percentuali”.
Bonelli: “È un chiaro sintomo del fallimento della politica economica del Governo Meloni”
“È assolutamente inaccettabile che l’Italia registri un deficit al 7,4% del Pil, il più alto registrato in Europa quest’anno: un chiaro sintomo del fallimento della politica economica del Governo Meloni che ha approvato un DEF già superato e totalmente inadeguato” commenta il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
“Dove sono le politiche efficaci promesse da Meloni e Giorgetti per ridurre il deficit e stimolare la crescita? Non ve ne è traccia – aggiunge Bonelli -. Invece di progettare una ripresa solida, questo governo ha scelto la via dell’occultamento e del rinvio, in vista delle elezioni europee, con politiche che inevitabilmente porteranno a tagli dolorosi in servizi essenziali per milioni di italiani, molti dei quali già stremati da una crisi economica ed energetica prolungata”.