Dopo lo tsunami giudiziario in Puglia e il conseguente addio dei Cinque Stelle alla giunta del dem Michele Emiliano, il campo largo ha subito un’altra battuta d’arresto. L’ex magistrato Nicola Colaianni, che Nichi Vendola aveva proposto come possibile candidato unitario del centrosinistra alle prossime elezioni comunali di Bari, così da superare la spaccatura tra M5S che sostiene Michele Laforgia e il Pd che punta su Vito Leccese, dopo un lungo ragionamento, ha deciso di ritirarsi dalla corsa.
Lo ha annunciato lui stesso con una nota: “Ho accolto con spirito di servizio la proposta di candidarmi unitariamente per il centrosinistra per evitarne la divisione da più parti temuta. Ho garantito ai due candidati, e alle forze che li sostengono, pari dignità, controllo sulla pulizia delle liste, trasparenza e, naturalmente, legalità”, ma “ho riscontrato, tuttavia, che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione”.
Proprio per questo, continua Colaianni, “con lo stesso spirito di servizio rinuncio perciò al tentativo e rimetto con serenità ai due candidati il compito di porre le basi per il sostegno reciproco nelle fasi ulteriori del procedimento elettorale”.
Indagini pesanti
Che la decisione fosse ormai nell’aria, lo si sapeva da tempo. Del resto, malgrado le trattative febbrili tra Pd e M5S, già domenica il leader pentastellato Giuseppe Conte aveva sostanzialmente chiuso a un possibile accordo dichiarando: “Non abbiamo ragione per accantonare la candidatura di Michele Laforgia, ma vedremo quello che succederà”. Apertura a cui, però, aveva fatto seguito la precisazione secondo cui l’avvocato sostenuto dai 5 Stelle – ma non dal Pd – è stato scelto “dalla comunità civica e dalle componenti sane di Bari” che, per Conte, sono ben consce che a Bari – e più in generale in Puglia – serve “un segnale forte di rinnovamento”.
Troppo gravi, infatti, le recenti inchieste con la prima che nei giorni scorsi ha portato a 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019, tra cui l’ex consigliera comunale di maggioranza Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri; la seconda che ha portato alle dimissioni dell’assessora regionale di Trasporti, Anita Maurodinoia (ex Pd), su cui pende l’accusa di corruzione elettorale; e la terza costata gli arresti domiciliari per corruzione per l’ex assessore della giunta Emiliano, Alfonso Pisicchio.
Una situazione grave per la quale i 5 Stelle da giorni chiedono un’opera di profondo rinnovamento in tutta la Puglia, venendo additati da tanti di “opportunismo politico”, che sembra condivisa anche dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, che ieri è tornata ad incalzare il governatore Emiliano, il quale dopo lo scandalo si era limitato a dire di voler cambiare solo i due assessori pentastellati che si sono dimessi, al fine di ottenere “un rinnovamento netto degli assetti del governo regionale”.
Divisi fino al ballottaggio
Insomma salvo colpi di scena, il centrosinistra si presenterà diviso alle prossime comunali. Questo perché Conte, commentando il passo indietro di Colaianni, ha ribadito che M5S ha “dato un mandato al nostro candidato Laforgia perché verifichi tutte le condizioni politiche anche di dialogo nell’ambito ovviamente delle forze progressiste e come ho già detto lasciamo lavorare le forze locali che conoscono nomi, persone, contesti”, mentre il Pd ha ribadito il sostegno a Leccese come candidato a sindaco di Bari.
Una rottura che appare ormai insanabile ma che potrebbe ricomporsi al ballottaggio quando pentastellati e dem potrebbero riavvicinarsi per sfidare il centrodestra che si presenterà unito sostenendo la candidatura del leghista Fabio Romito.