Hai voglia a dire “pacifinti”, il termine dispregiativo coniato dalla furia bellicista che si abbevera con i conflitti armati in giro per il mondo. Nella distorsione di notizie che accompagna il dibattito politico e pubblico fin dall’invasione russa in Ucraina c’è una partito che riesce nella mirabile impresa di risultare belligerante quanto basta per piacere a Giorgia Meloni e che con l’altra mano incassa (anche) il sostegno di chi crede nella pace: è la Lega di Matteo Salvini. Un’analisi dell’Istituto demoscopico Noto Sondaggi condotta per Repubblica dice che dopo il Movimento 5 stelle è il Carroccio a incassare i voti di coloro che vorrebbero la pace. O meglio: che si definiscono pacifisti.
Infatti per circa 1/3 degli elettori è il partito di Conte a essere ritenuto più vicino a questa ideologia, per uno su cinque è invece la lista Alleanza Verdi Sinistra a esprimere posizioni più in linea, solo l’11% riconosce nel Pd una forte dose di “pacifismo” ma il 10% vede nella Lega il partito che intercetta anche questo mondo e che dunque diventa la forza di governo più vicina. E anche nelle intenzioni di voto la Lega si conferma tra i partiti con maggiore attrazione dopo Il M5s (con il 40%) e il Pd (14%).
I veri pacifinti sono quelli della Lega
Con il partito di Salvini così in alto nelle posizioni si conferma che il concetto di pacifismo è ormai piuttosto deteriorato. Che il sovranista Salvini possa essere considerato parte della filosofia nata dal premio Nobel Ernesto Teodoro Moneta nel 1907, poi sviluppata da Gandhi e quindi ispiratrice della politica di Martin Luther King è una delle fotografia di questo tempo, dove sotto l’ombrello del pacifismo vengono messi gli intellettuali della non violenza e del disarmo insieme agli arruffoni della propaganda elettorale. Il partito di Salvini a livello nazionale ha approvato i principali decreti-legge presentati dal governo Draghi e poi del governo Meloni, insieme alle risoluzioni e agli ordini del giorno legati al conflitto. Anche al Parlamento europeo, i rappresentanti della Lega hanno approvato le principali risoluzioni relative al conflitto, compresi i pacchetti di sanzioni contro la Russia. Se ha parlato di pace Salvini l’ha fatto solo per guastare o sabotare l’atleta Meloni, come a gennaio di quest’anno quando in Senato il capogruppo Massimiliano Romeo chiedeva un maggiore impegno per la soluzione diplomatica del conflitto parlando di stanchezza dell’opinione pubblica. Quel testo è stato infine modificato togliendo quel passaggio e i passaggi più scettici sullo scenario del conflitto.
Il cosiddetto pacifismo di Matteo Salvini (che a differenza di altri pacifisti non sembra riconoscere mai apertamente le responsabilità ad esempio di Vladimir Putin) sembra più un volersi nascondere tra le pieghe dei conflitti in corso per lucrare sulle posizioni degli avversarsi e degli alleati che ha intenzione di logorare. Perfino l’odiato Papa Francesco, spesso citato dal ministro dei Trasporti come simbolo di decadenza della Lega, gli torna utile per non essere costretto a usare parole sue.
Le contraddizioni sul pacifismo dei partiti è un tema molto dibattuto. Nel Pd qualcuno sottolinea la sostanziale differenza di approccio tra l’ala più vicina alla segretaria Schlein e quella che appoggia l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, poco diverso dall’attuale ministro Crosetto. Nella nuova formazione di Michele Santoro (che nasce con il pacifismo al primo punto del programma) alcuni criticano l’ambigua posizione verso la Nato. Nel M5s si sottolinea l’equidistanza tra Biden e Trump, sottolineando come il secondo con la violenza abbia tentato di rovesciare il risultato delle elezioni. Il tema è complesso, il pacifismo di Salvini proprio per niente.