All’indomani del crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, il governo aveva infilato in fretta e furia nel decreto Pnrr la patente a crediti, criticata da opposizioni e sindacati non solo per un sistema poco severo nei confronti delle imprese che violano le norme di sicurezza sul lavoro ma anche perché prevista, a partire da ottobre, solo per le aziende del settore edile. Non solo. La maggioranza, attraverso una serie di emendamenti allo stesso decreto, ha provato persino ad allentare la stretta.
Oggi, alla luce dell’ultima tragedia sul lavoro alla centrale idroelettrica di Bargi, le destre non solo non avevano il fegato di far passare tali proposte di modifica ma erano chiamate a ripensare le norme originariamente previste in direzione maggiormente restrittiva. È questo il motivo che ha spinto ieri il governo a lanciare qualche segnale di inversione di rotta nel corso dell’esame del decreto in Commissione Bilancio. Decreto che verrà blindato dal voto di fiducia.
Timide aperture sulla sicurezza sul lavoro
Le opposizioni hanno apprezzato per esempio l’estensione agli appalti privati dell’obbligo già previsto per quelli pubblici delle tutele economiche e normative contenute nei contratti siglati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative in tutti i casi di appalto e subappalto. Ma nulla da fare per il divieto del subappalto a cascata che aumenterebbe la sicurezza. Rimane il nodo della patente a punti. La norma che la riguarda è stata riformulata dal Governo. Ma le opposizioni hanno manifestato perplessità sulla riscrittura della decurtazione dei crediti in caso di incidenti.
In particolare, infatti, nel caso di infortunio che comporti un’inabilità temporanea assoluta che determina l’astensione dal lavoro per più di 60 giorni opererebbe una decurtazione di soli 2 punti a fronte dei 10 inizialmente previsti. Stessa criticità anche nel caso in cui dall’infortunio derivi un’inabilità permanente al lavoro (assoluta o parziale). In tale circostanza, infatti, si prevede una decurtazione di 8 crediti a fronte dei 15 inizialmente previsti. Sull’estensione poi della patente oltre al circuito edile è intervenuta la ministra del Lavoro.
“Si è detto che abbiamo fatto passi indietro, ma io dico che abbiamo fatto passi avanti sul piano del dialogo e del confronto con le parti sociali anche sul tema della patente a crediti. Si parte dall’edilizia che è un settore con circa 2 milioni di imprese iscritte alle camere di commercio”, ha detto Marina Calderone. Nel nuovo testo si prevede la possibilità che un apposito decreto ministeriale (fermo restando il confronto con le parti sociali) estenda anche ad altre attività l’obbligo della patente. Se ne parlerà questa mattina quando riprenderà l’esame del testo.
Nordio ha istituito una commissione che dovrà analizzare il quadro normativo
Intanto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha istituito una commissione, con un decreto del 24 marzo e d’intesa con il ministero del Lavoro, che avrà il compito di analizzare l’attuale “quadro normativo e giurisprudenziale” in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro per verificarne i “limiti e le criticità” al fine di “formulare proposte di intervento”. Il gruppo di studio, che verrà presieduta dal viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, si insedierà il prossimo 26 aprile e avrà un anno per presentare le sue proposte.
Ma in un anno, nel 2023, ci sono state oltre mille morti sul lavoro. I sindacati spingono per una struttura che, in caso di incidenti sul lavoro, abbia poteri di intervento su tutto il territorio, ovvero una Procura nazionale. Un’idea che a Nordio non piace: “Non credo possa essere più efficace”, ha spiegato il ministro secondo cui è necessario “devolvere alle procure distrettuali la competenza”.
Inoltre il Guardasigilli si è detto “contrario” all’introduzione di un eventuale reato di omicidio sul lavoro come chiedono sindacati e M5S. Nel giorno dello sciopero di Cgil e Uil ieri è stato un Landini contro tutti. In primo piano ci sono state le scintille con il leader della Cisl, Luigi Sbarra. “La Cisl assente? Chiedete a chi davanti ai morti ha deciso di non scioperare. Noi vogliamo unire”, ha affondato il colpo il numero uno della Cgil, Maurizio Landini. “Un’uscita improvvida – ha replicato Sbarra – che non meriterebbe commento”.