La tarantella non è ancora finita. Sul Superbonus il governo ha già detto che un mezzo passo indietro ci sarà e a confermarlo è anche il presidente della commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia. I ritocchi dovrebbero riguardare gli edifici delle zone colpite dal sisma, che potrebbero essere esclusi dalla cancellazione totale degli incentivi. Ma ciò che emerge da una lunga giornata di audizioni sono anche le tante criticità sulle mosse del governo contro i bonus edilizi.
La prima criticità, appunto, è quella degli aiuti per la riqualificazione degli edifici nelle zone colpite dai terremoti, che si dovrebbe risolvere presto e su cui anche l’Ance chiede un intervento con tanto di estensione dell’attuale deroga. Ma poi ci sono anche gli allarmi lanciati da diverse associazioni di categoria, a partire dai rischi per i cantieri avviati e per gli obiettivi di efficientemento che rischiano di saltare.
Il caos infinito sul Superbonus
Garavaglia, intervenendo durante le audizioni, ha annunciato che potranno “esserci eventuali ritocchi su cose specifiche e puntuali, come sisma e Rsa, con paletti puntuali”. Un nuovo passo indietro del governo, quindi, è molto probabile, dopo una norma – quella sullo stop totale alle cessioni del credito – annunciata troppo in fretta e che ha scatenato la rivolta anche dei presidenti di Regione vicini al governo.
D’altronde la normativa sui bonus edilizi vive nel caos da anni: dal maggio del 2020 a oggi, spiegano i rappresentanti di Confartigianato, Cna e Casartigiani, ci sono state ben 283 modifiche e chiarimenti. Il nuovo intervento, con il decreto legge adottato nelle scorse settimane “senza un preventivo confronto con le associazioni del settore, cambia nuovamente le regole in corsa, riducendo ulteriormente le deroghe alle opzioni per sconto e cessione dei crediti collegati ai bonus edilizi e accentuando le difficoltà operative di migliaia di imprese e committenti”, accusano i rappresentanti delle imprese artigiane.
Altro problema, sottolineato da Assistal, è quello riguardante i cantieri già avviati, che potrebbero chiudere innescando controversie tra imprese e clienti. E in più tutto ciò potrebbe avere un impatto negativo per il mancato raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico. Motivi per cui viene chiesto di tornare indietro sull’abolizione dello sconto in fattura o quantomeno di prevedere un meccanismo graduale per arrivare alla sua cancellazione. Non a caso anche il governo ora apre sull’ipotesi di uno “spalma-crediti”, un intervento ritenuto “non irrealizzabile” anche dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni.