Si sente dire che la Russia grazie alle sanzioni si è rafforzata. Ma si è solo gonfiata: è un’economia bellica e, finita la guerra, si sgonfierà.
Umberto Spataro
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Gentile lettore, penso che lei commetta lo stesso errore dell’Occidente quando credeva di vincere facilmente la guerra per procura contro la Russia. “Le 30 economie più forti del mondo coordinate contro la Russia che è un Paese povero: non c’è partita!” disse in tv, ghignando, il sagace Beppe Severgnini del Corriere della sera. E invece la Russia ha annientato la grande controffensiva Nato-ucraina e ha già vinto la guerra, anche se Biden la terrà in vita artificialmente fino al voto per la Casa Bianca a novembre per celare la sconfitta. Riverberando le fesserie della Nato, Severgnini esibisce il ridicolo complesso di superiorità occidentale. Nel 2023 il Pil russo è cresciuto del 3,6%, sei volte quello dell’Italia (0,6%). Ora, perché mai dopo la guerra la Russia dovrebbe “sgonfiarsi”? È la stessa sciocchezza secondo cui l’economia russa sarebbe fallita in due giorni, i generali russi erano incapaci e le armi russe erano catorci. Tutto sbagliato. La verità è che i russi non sono beoti con l’anello al naso e sanno che non potranno più limitarsi a esportare materie prime, di cui pure sono ricchi come nessuno al mondo. Per questo hanno cominciato a dotarsi di quello che non avevano: un’avanzata architettura industriale. Il processo continuerà anche dopo la guerra e quel 15 o 20% del Pil che oggi è speso nell’economia bellica, domani sarà investito in politiche espansive che rafforzeranno la crescita, checché ne dicano i Severgnini ridens.
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