“Segnalo di aver visto anche XXXX. Non posso farlo con assoluta certezza, perché la persona che ho visto portava il passamontagna (o comunque un indumento che copriva il volto), ma l’ho riconosciuto dagli occhi”… quella che avete appena letto è un esempio delle “prove inoppugnabili” utilizzate dal Consiglio di Istituto del Severi Correnti, su impulso della dirigente Gabriella Conte, per comminare decine di giorni di sospensione ai sei organizzatori dell’occupazione dell’istituto di gennaio scorso.
Ieri, al termine di tre mesi di una caccia alle streghe, con tanto di tribunali dell’inquisizione in azione, sono arrivati anche gli ultimi responsi. Quelli per i “cattivi”, che si sono visti appioppare tra i 14 e i 20 giorni di sospensione. In pratica, la bocciatura.
Un messaggio per tutti gli studenti che occupano
Ad accompagnare il provvedimento – la cui è spiegabile solo con la volontà della preside (e del Ministero) di voler mandare un chiaro messaggio a tutti gli studenti che stanno occupando in Italia – anche un verbale dai toni pseudo-legali. Ma che di legale ha poco o nulla. Si parla infatti di “attenuanti” (“una sola testimonianza attribuisce a XXXX un ruolo attivo nell’organizzazione dell’occupazione”) e “aggravanti” (reiterazione della partecipazione attiva all’occupazione”), come in un processo penale. Peccato che la scuola non abbia mai fatto conoscere né ai ragazzi – molti i minorenni – né alle famiglie il nome dei testimoni, le prove a carico (sembra ridicolo ma è così), le evidenze che li legherebbero agli avvenimenti. Tanto che più di un “imputato”, dimostrando molta più maturità degli accusatori, ha sottolineato l’impossibilità di difendersi da accuse che non conosceva. E di confutare prove che non gli venivano mostrate.
L’incredibile escamotage
Pur di attuare quella repressione del dissenso sbandierata in tv dal ministro Giuseppe Valditara in occasione della visita all’istituto, subito dopo l’occupazione – quando annunciò che chiunque avesse partecipato all’occupazione, sarebbe stato perseguito e ritenuto responsabile dei danni finali, a meno che non avesse dimostrato la propria estraneità, con un’evidentissima forzatura del principio della presunzione d’innocenza e di quello della responsabilità personale – la preside non ha esitato ad appigliarsi a un escamotage giuridico, degno dei tribunali cinesi. Per poter attivare l’art.18 che prevede l’espulsione, ai ragazzi – a tutti gli 80 individuati sui 500 partecipanti – è stato contestato di “non aver rilevato la presenza della polvere espulsa dall’estintore e quindi di aver messo in pericolo l’incolumità e la sicurezza degli altri nell’ambiente scolastico”.
I 5 computer offerti in regalo e mai accettati dalla scuola
Ma i lati deteriori dell’intera operazione riguardano anche gli asseriti 70mila euro di danni lamentati dell’istituto. Nonostante i “processi”, la scuola non ha mai certificato realmente quali e quanti danni siano stati causati dall’occupazione e quanti, invece, fossero preesistenti. Così come non ha mai dimostrato le spese sostenute per riaprire l’istituto, rimasti chiuso per due settimane. Il tempo necessario, per la dirigente, per ripulire dalla famosa polvere… Inoltre, quando fece entrare le telecamere a scuola per “mostrare lo scempio”, la dirigente dichiarò che il padre di un allievo si era offerto di regalare cinque nuovi computer all’istituto, per rimpiazzare quelli danneggiati. Una promessa che il genitore ha mantenuto, inviando diverse mail alla segreteria della scuola, senza tuttavia ottenere mai una risposta. Tanto che quel papà da mesi ha cinque pc sulla scrivania che alla scuola non servono, evidentemente…
Professori delatori e accusatori al Severi
Altro aspetto deteriore di tutta la faccenda, l’atteggiamento di parte del corpo docente, che si è prestata alla dimostrazione muscolare del ministro e della preside, prima rivelando i nomi dei ragazzi presenti all’occupazione, poi sostenendo le accuse durante i surreali consigli di classe. Scelte che i sindacati degli insegnanti, che hanno più volte criticato i metodi di Valditara, non hanno ritenuto di dover stigmatizzare.
Infine, l’aspetto peggiore: questo clima maccartista ha spaccato in due gli studenti del Severi e le loro famiglie. Le delazioni, le coperture, l’aver messo un compagno di banco contro l’altro, non ha fatto altro che suscitare ansie e disaffezione nei confronti delle istituzioni scolastiche. “Come fa mio figlio ad avere fiducia nel sistema scuola, se il sistema scuola fa di tutto per dire che è colpevole anche di cose che non ha commesso?”, si chiede un genitore. Già, come fa…?