Pensandoci bene, l’idea della Boschi di una par condicio anche tra i giornalisti non era così male. In questo modo, perlomeno, sarebbe stato ufficiale che in Italia è la politica a decidere chi fa e chi non fa informazione, e da che parte stanno i trombettieri che imperversano in tv. Una regola che le poche voci indipendenti pagano caro, e infatti Rai e Mediaset hanno escluso La Notizia quasi da tutto.
D’altra parte, se esistesse solo un briciolo di pluralismo non sarebbe possibile passare per le armi qualcuno come stiamo vedendo a reti unificate da giorni, e cioè da quando i 5 Stelle hanno preso le distanze dalle primarie di coalizione con il Pd a Bari. Per la stampa di destra questa è la prova dell’inaffidabilità di Conte, sciacallo, giustizialista e sleale con l’alleato, mentre per le grandi firme della sinistra Conte è un traditore, che sta ai patti col Pd solo se comanda lui. Un plotone d’esecuzione in piena regola, spesso e volentieri supportato dai conduttori degli stessi programmi tv, senza contraddittorio e zeppo di sciocchezze e allusioni in malafede.
Certo, nessuno è riuscito a far peggio della Schlein, secondo cui i 5S che non fanno le primarie nel capoluogo pugliese aiutano le destre, dato che le amministrative sono col doppio turno, e dunque correre uniti o separati non cambia niente. Ma poi è stata una gara a chi la sparava più grossa su Conte. E pazienza se il problema delle inchieste è in casa dem, se i soggetti inquinati nella giunta Decaro sono stati eletti dalla destra, o se è chiaro che un potere trentennale genera incrostazioni pericolose sui territori. Invece, il Movimento che blocca anche i suoi amministratori migliori dopo due mandati è fucilato, e chi lascia la Santanchè indagata al governo o i padrini di chi compra i voti sono fatti passare per anime belle, garantiste e immacolate. Una stampa libera davanti a ciò si incazzerebbe, ma non per Conte che giustamente prende le distanze da un tale schifo, e al limite nemmeno per i politici di sempre con le loro solite porcherie, bensì per i lecchini del potere, con una prosopopea e disonestà intellettuale per la quale non ci sono più parole. E nemmeno parolacce.