L’inflazione nel 2024 è destinata a scendere nettamente. La Banca d’Italia rivede al ribasso le stime di dicembre e prevede, per il 2024, un tasso dell’1,3%: la precedente previsione era dell’1,9%. Un dato che non risentirà della crescita degli stipendi. E proprio sulle retribuzioni via Nazionale fornisce un’importante stima: cresceranno in questo triennio mediamente del 3,5% l’anno.
Il calo del caro-prezzi “rifletterebbe principalmente il contributo negativo dei prezzi dei beni intermedi e dell’energia, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento di circa il 3,5% all’anno in media nel triennio 2024-26)”, come sottolinea Bankitalia.
Dall’inflazione agli stipendi, le previsioni della Banca d’Italia
Nel biennio successivo, invece, l’inflazione tornerà a crescere ma restando comunque inferiore al 2%, ovvero il tasso ideale fissato dalla Bce. Per via Nazionale i rischi per l’inflazione sono bilanciati, anche se pressioni al rialzo non sono da escludere in caso di un aggravarsi delle tensioni internazionali che potrebbe comportare nuovi rincari delle materie prime e dei beni intermedi.
Un deterioramento dello scenario internazionale e un impatto più marcato della restrizione monetaria, invece, potrebbe tradursi in un peggior andamento della domanda, con ripercussioni al ribasso anche sui salari. Per quanto riguarda gli stipendi, invece, Bankitalia parla di una accelerazione delle retribuzioni che servirà in parte a compensare la perdita del potere d’acquisto degli italiani, con un aumento all’anno “in media nel triennio 2024-2026” del 3,5%.
La crescita del 2024 allo 0,6%
La Banca d’Italia fornisce poi le previsioni anche sulla crescita. E in questo caso l’ottimismo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si scontra con la realtà. Il Def, atteso nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri, metterà quasi certamente nero su bianco una crescita nel 2024 pari all’1%. Un dato, però, ben diverso da quello stimato in queste ore dalla Banca d’Italia, secondo cui il Pil si fermerà allo 0,6%.
Le ultime proiezioni macroeconomiche di Bankitalia confermano quindi le previsioni di gennaio. La crescita attesa nel 2024 sarà dello 0,6%, per poi salire all’1% nel 2025 e all’1,2% nel 2026. Stime molto più contenute di quelle che il governo prevede di inserire nel Def, che puntano a un 1% nel 2024 e a un 1,2% nel 2025.
Via Nazionale sostiene che l’attività economica potrebbe beneficiare della ripresa della domanda estera e del potere d’acquisto delle famiglie, ma restano ancora restrittive le condizioni di finanziamento. Inoltre, un altro elemento sottolineato dalla Banca d’Italia, è che peserà anche la fine del Superbonus. In particolare si parla di un “ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale” che peserebbe “sugli investimenti”. Insomma, il Superbonus servirebbe per la crescita, ma il governo lo ha cancellato.
L’altro dato sottolineato dalle proiezioni della Banca d’Italia è quello riguardante l’occupazione: dopo il “forte aumento” del 2023 “continuerebbe a crescere ma a ritmi inferiori a quelli del prodotto”. Il tasso di disoccupazione, invece, è atteso in lenta discesa “al 7,4% nel 2026”. Anche sull’occupazione, quindi, i toni trionfalistici del governo – omettendo i dati relativi alle paghe da fame e alla precarietà dei contratti – si scontreranno con un miglioramento destinato a rallentare.