Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto celebrare i 75 anni della Nato “che ha consentito ai suoi membri di prosperare nella concordia”. Ma alla ricorrenza della firma del Trattato dell’Atlantico del Nord di un gruppo di Paesi reduci – a vario titolo – dalla tragedia della Seconda Guerra mondiale le ombre delle guerre si addensano.
Mattarella ha ricordato oggi il 75° anniversario della firma del Trattato dell’Atlantico del Nord
“Oggi, con il ritorno della guerra nel continente europeo, e di fronte a una diffusa instabilità nelle regioni a noi più prossime, si comprende appieno la lungimiranza di quella scelta. La recente adesione di Finlandia e Svezia alla Nato conferma che permane intatto l’anelito alla libertà, all’indipendenza, alla pace e alla sicurezza”, dice il presidente della Repubblica. “Per settantacinque anni l’Alleanza ha consentito ai suoi membri di prosperare e crescere nella concordia, consolidandosi quale pilastro essenziale dell’architettura di sicurezza europea. Essa si è dimostrata all’altezza delle sfide che ha dovuto affrontare; ha mostrato capacità di adattamento al mutare dei tempi e delle minacce; ha saputo ampliare il ventaglio delle collaborazioni con un numero crescente di Paesi e di Organizzazioni multilaterali; ha svolto un ruolo di stabilità nelle relazioni internazionali”, prosegue il capo dello Stato.
Il ruolo degli Usa nella Nato solleva molti dubbi
Il ruolo degli Usa all’interno del trattato atlantico ha però sollevato dei dubbi in questi anni. Dalla fine della Seconda guerra mondiale in tutto il mondo la guerra è interdetta. Esistono solo due eccezioni a tale divieto: il diritto all’autodifesa e la possibilità di condurre una guerra su esplicito mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il professore universitario svizzero Daniele Ganser nel suo libro Le guerre illegali della Nato (edito da Fazi) elenca e analizza una serie di conflitti avviati dalla Nato: la guerra illegale contro l’Iran (1953); la guerra illegale contro l’Egitto (1956); la guerra illegale contro Cuba (1961): dopo la rivoluzione nei Caraibi – scrive Ganser – “alcuni aerei statunitensi sganciarono su Cuba le prime bombe incendiarie che appiccarono il fuoco ai campi di canna da zucchero e alle fabbriche annesse. Si trattava di un’azione illegale, ma questo non importava alla Cia” (pp.128-129). Interessanti le pagine sull’operazione “Mangusta”, che sabota l’economia di Cuba (pp. 163-168), e quelle sull’embargo economico degli Usa che viene condannato dall’Onu.
Vietnam, Cuba, Iraq, Libia: l’elenco delle guerre illegali è lungo
Tre anni dopo Cuba, ecco la guerra illegale contro il Vietnam (1964), con la menzogna sul golfo del Tonchino e la manipolazione dei media: “Chi leggeva The New York Times non aveva la minima idea che gli articoli avevano origine sulle scrivanie della Cia” (scrive Ganser p. 222). Già negli anni Sessanta si capì – dice l’autore – che “gli Stati Uniti avviavano guerre illegali per ampliare il predominio dell’impero americano”. Come ricorda il professore svizzero non avevano nessun avvallo dell’Onu anche la guerra illegale contro il Nicaragua (1981); la guerra illegale contro la Serbia (1999); la guerra illegale contro l’Iraq (2003): l’autore analizza la prima guerra del Golfo (1980) e la seconda (1990), fino all’aggressione di Bush e Blair del 2003 (di nuovo senza mandato dell’Onu), giustificata con la lotta alle armi di distruzione di massa (atomiche, chimiche, batteriologiche), che si rivelerà una menzogna (pp. 350-364); la guerra illegale contro la Libia (2011), guerra imperialista, col tragico bombardamento del 19 maggio e l’ipocrita dottrina della “responsabilità di proteggere”.
75 anni di pace, sì, ma a che costo?