Le due mozioni di sfiducia che oggi si votano alla Camera nei confronti della ministra al Turismo Daniela Santanchè e del ministro alle Infrastrutture nonché vice presidente del Consiglio nonché leader della Lega Matteo Salvini dicono chiaramente una cosa: nessuno dei due si fida dell’altro. Stamattina a Montecitorio si inizia con la discussione generale sulla ministra di Fratelli d’Italia indagata per truffa allo stato per aver usufruito da imprenditrice, con la sua società Visibilia, della Cassa Covid.
La ministra Santanchè sotto accusa per avere i soldi della Cassa Covid nella sua società Visibilia
Lei continua a ostentare sfrontata sicumera, dopo avere trascorso le feste pasquali con un passaggio al Twiga (di cui formalmente non è più socia) con il fidato amico presidente del Senato Ignazio La Russa. Santanchè sa bene che non sarà certo il Parlamento a decidere le sue sorti politiche. L’amica Meloni le ha promesso protezione politica almeno fino alla decisione del gup. “Ma se le cose dovessero andare male?”, è la domanda che circola tra i parlamentari. La soluzione è già pronta: se le vicende giudiziarie dovessero peggiorare sarà la stessa Santanchè a fare un passo indietro “per senso di responsabilità” con la solita manfrina dei ministri indagati (se non addirittura condannati) che ci fanno il piacere di farsi da parte. Certo fa sorridere che la stessa Santanchè che negli ultimi anni ha chiesto le dimissioni di Lamorgese, Speranza, Conte, Morra, Tridico, Di Stefano, Bonafede, Terzi, Boschi, Provenzano, Di Maio, Azzolina, Borghetti, Pessina, Fioramonti, Fini ora invochi il garantismo. A proposito di garantismo: alla fine il partito di Calenda, Azione, potrebbe decidere di non votare la sfiducia contro la ministra su indicazione del proprio responsabile alla giustizia Costa che invita il suo leader a “distinguersi”. Ognuno del resto si fa notare come può.
Il leader della Lega Matteo Salvini sotto pressione per i suoi rapporti con la Russia di Putin
Salvini è accusato dalle opposizioni (Calenda in testa, a proposito di garantismo a corrente alternata) di non aver ancora rescisso il cordone con Mosca – e di non aver formalmente disdetto la collaborazione con Russia unita, il partito di Putin – dopo le dichiarazioni del leader della Lega all’indomani della scontata rielezione del presidente russo. Ieri in una nota la Lega ha precisato che “come già ribadito, i propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni” e che “la linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l’Aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione”.
L’esito della mozione appare scontato ma si è deciso di calendarizzarla nello stesso giorno di Santanchè per evitare sgambetti di qualsiasi tipo. I deputati precettati da Meloni per salvare la ministra si sommano ai deputati precettati per salvare il ministro. Fratelli d’Italia e Lega per diversi motivi avranno il controllo ferreo delle presenza in Aula e delle votazioni. In un momento in cui l’asse Salvini-Le Pen sta sabotando in tutti i modi Meloni-von der Leyen per le prossime elezioni europee mentre in Italia il leader della Lega viene svuotato ogni giorno dalla leadership della presidente del Consiglio. L’armistizio è fragile. In questi giorni nessuno si è sbilanciato sul ministro dell’altro. Fratelli d’Italia è imbarazzata dalla vicinanza di Salvini a Putin e la Lega fatica a tenere buoni i suoi elettori sulla vacanziera Santanchè che fallisce e mente al Parlamento. Per ora il disagio è considerato pari. Per ora.