L’accusa è pesante. A dieci settimane dall’appuntamento elettorale di giugno, il premier belga Alexander De Croo sostiene che dal lavoro di squadra degli 007 belgi e cechi è emerso che Mosca ha assoldato “alcuni eurodeputati” per “diffondere la sua propaganda”. Accuse concrete arrivate sul tavolo del Parlamento europeo e della sua presidente, Roberta Metsola.
La trama d’influenze sarebbe semplice: attraverso il sito Voice of Europe – finanziato e manovrato dall’oligarca ucraino filo-russo Viktor Medvedchuk, uomo del cerchio magico di Vladimir Putin – Mosca avrebbe cercato di usare gli eurodeputati intervistandoli a pagamento. Tra loro vi sarebbero esponenti del Rassemblement National di Marine Le Pen, dell’ultradestra fiamminga del Vlaams Belang, ma anche di Alternative fur Deutschland, tutte formazioni della galassia sovranista, alleate della Lega di Matteo Salvini.
Se la procura federale belga resta in silenzio, le parole del premier De Croo – fino a giugno alla guida anche della presidenza di turno Ue – non lasciano indifferenti i gruppi politici europei. I Liberali e i Verdi invocano a gran voce “un’indagine interna completa e trasparente”. “Non è la prima volta che viene dimostrato che politici di estrema destra, che affermano a gran voce di difendere il loro Paese, accettano segretamente denaro da Paesi stranieri”, denunciano anche gli ecologisti, con la capogruppo tedesca Terry Reintke che parla di “un attacco diretto al tessuto della nostra democrazia”.