Dopo l’università di Torino, La Sapienza di Roma. Gli studenti che hanno occupato il rettorato chiedono l’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani fino al cessate il fuoco a Gaza. Mattia Burro, insegnante di inglese in una scuola professionale di Brugherio e referente Giovani di Monza e Brianza del M5S, che succede?
“La completa violazione dei diritti umani a Gaza è sotto gli occhi di tutti, nonostante il sistema mediatico e una parte della politica cerchi di nascondere le atroci sofferenze che il popolo palestinese sta vivendo. Ciononostante, non credo che l’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani sia la soluzione più efficace per risolvere il conflitto, così come non lo era il boicottaggio della cultura russa quando l’Università Bicocca decise, inizialmente, di non proporre corsi su Dostoevskij. Tuttavia, credo sia più incisivo mantenere canali aperti di comunicazione e di scambio con le università israeliane, sottolineando l’urgenza di cercare vie per il dialogo e la collaborazione tra le università coinvolte. L’obiettivo dev’essere quello di favorire la pace e la comprensione reciproca tra gli atenei, condannando in maniera unanime la grave violazione dei diritti umani a Gaza”.
Anche la Normale di Pisa chiede di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele.
“Sono d’accordo. Infatti, la mozione presentata dagli studenti della Scuola Normale di Pisa, che rivaluta il bando Maeci Italia-Israele, impegna l’Università a evitare ogni forma di collaborazione con la filiera bellica e la produzione di tecnologie a scopi militari o di oppressione della popolazione civile. è una mozione dettata dal buon senso, soprattutto, considerando la gravità della situazione, con riferimento alla drammatica situazione a Gaza”.
C’è chi parla di spettro dell’antisemitismo dietro la difesa dei palestinesi.
“Associare la difesa dei diritti umani all’antisemitismo è il modo più pericoloso per affossare ogni forma di dibattito interno su questioni cruciali per la vita di milioni di civili, ingiustamente coinvolti nei bombardamenti di Netanyahu. Questo tipo di accostamento permetterebbe addirittura di etichettare come antisemita il cessate il fuoco richiesto dall’Onu. Nulla di più falso. Tuttavia, condanno fermamente ogni forma di antisemitismo che possa essersi manifestata nei confronti della comunità ebraica, in Italia e non solo, a causa delle azioni di un governo israeliano di estrema destra, che alimenta le tensioni”.
A proposito delle proteste negli atenei, la ministra Bernini ha chiamato il ministro dell’Interno e il capo della polizia per intervenire. Il presidente del Senato La Russa ha richiamato gli anni di piombo.
“La scelta di una ministra dell’Università di ignorare il confronto con gli studenti e invece far intervenire direttamente il ministro dell’Interno e il capo della polizia per reprimere il dissenso, è indicativa dei suoi principi riguardo al confronto e alla cooperazione, che sono alla base di ogni contesto accademico. Suggerisco, inoltre, al presidente del Senato di informarsi maggiormente sulle attività delle centinaia di liste universitarie che, in tutti gli atenei italiani, stanno collaborando in maniera proficua nelle sedi opportune. Ma si sa. È molto più facile utilizzare in maniera strumentale delle proteste avvenute in alcune università per screditare il lavoro di migliaia di studenti che hanno davvero a cuore la pace e le vite di milioni di civili”.
Come si può gestire questo dissenso degli universitari?
“Più che ‘gestire’, direi ‘convogliare’ un dissenso che è comprensibile e legittimo, specialmente alla luce delle dichiarazioni di certi politici di spicco e degli organi di stampa nazionali. È evidente che si è cercato in ogni modo di minimizzare gli orrendi crimini perpetrati ancora oggi dal governo di Netanyahu, nonostante il cessate il fuoco richiesto dall’Onu. In questo contesto, è cruciale che i Rettori e gli organi universitari ascoltino attivamente le richieste degli studenti, organizzando incontri aperti e seminari che favoriscano un dialogo costruttivo e la ricerca di soluzioni condivise. Un esempio di questo approccio è il convegno ‘Una Terra senza Pace’ recentemente organizzato dall’Università Statale di Milano. Inoltre, è fondamentale garantire che gli studenti possano esprimere liberamente le proprie opinioni senza timore di ritorsioni o sanzioni, perché alimenterebbe il già precario dibattito nel nostro Paese”.
Il ministro Salvini ha proposto la quota massima di “un 20% di bambini stranieri in una classe”. E il collega Valditara ha detto che “la maggioranza degli alunni deve essere italiana”.
“L’impreparazione di questo governo in materia di istruzione è evidente. A conferma di ciò, sia Salvini che Valditara non sanno che già nel 2010, il quarto governo Berlusconi aveva stabilito che gli studenti con una ridotta conoscenza dell’italiano non dovessero superare il 30% degli iscritti in ogni classe. Tuttavia, secondo i dati del Miur, attualmente solamente il 7% di tutte le scuole italiane superano questo 30%. Pertanto, anziché concentrarsi su un ‘problema’ inesistente, Salvini e Valditara farebbero meglio a concentrarsi sull’aumento delle strutture disponibili, ponendo fine a una questione complessa che affligge molte scuole statali italiane: le cosiddette “classi pollaio”. Da docente di inglese di un CFP, posso assicurare che insegnare la mia materia con classi da 25, 30 o più alunni, non solo rende difficile l’integrazione, ma alimenta anche conflitti interni tra gli studenti e situazioni di disagio, poiché nessun docente è in grado di gestire autonomamente classi così numerose”.
Che ne pensa della chiusura, il prossimo 10 aprile, giornata di fine Ramadan, dell’istituto Iqbal Masiq di Pioltello, nel Milanese?
“Come sostenuto sia dal Presidente Mattarella che dal Parroco di Pioltello, Don Roncari, sostengo anch’io la bella iniziativa dell’istituto Iqbal Masiq, che promuove i valori di laicità sanciti dalla nostra Costituzione. Perciò, ritengo che per Valditara o qualsiasi altro esponente del centro-destra, la priorità dovrebbe essere focalizzarsi sui veri disastri in campo educativo che questo Governo sta perpetrando, come il ritorno al voto numerico nella scuola primaria, anziché mettere in discussione l’autonomia delle scuole”.