È accaduto ancora. Ottant’anni fa, il 24 marzo del 1944, le truppe nazifasciste hanno ucciso 335 uomini buttando i loro corpi nelle cave di tufo lungo via Ardeatina, come rappresaglia per l’azione del giorno precedente condotta dai partigiani in via Rasella.
La premier Giorgia Meloni non riesce a pronunciare il nome dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine: i fascisti
Giorgia Meloni in qualità di presidente del Consiglio non può esimersi dal partecipare alla commemorazione ma come è accaduto l’anno scorso proprio non riesce a pronunciare il nome dei responsabili dell’eccidio: i fascisti. Per l’Associazione nazionale partigiani italiani la premier “ancora una volta […] omette e confonde”, dice il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, perché “non parla della responsabilità dei fascisti italiani, a cominciare dal questore Caruso che fu condannato a morte per aver approntato la lista di 50 persone da sopprimere alle Ardeatine”.
Pagliarulo sottolinea inoltre che Meloni “non dice che le vittime furono in grande maggioranza antifascisti ed ebrei”, definendola “la solita rilettura capziosa della storia che tende sempre a coprire le responsabilità dei fascisti e a negare il valore dell’antifascismo”. Il presidente dell’Anpi la considera “un’altra occasione perduta”. Ora accadrà ancora una volta che qualcuno dirà che no, non sono queste le cose importanti. Finché un giorno ci si accorgerà che le parole generano realtà, così come le omissioni.