Mentre il governo dei sedicenti sovranisti minaccia fuoco e fiamme ma poi non fa nulla per convincere Stellantis a non disimpegnarsi in Italia, il gruppo che ingloba la Fiat continua a smobilitare la sua forza lavoro nostro Paese. L’ultima mossa in tal senso arriva con l’accordo siglato con i sindacati, ad eccezione della Fiom Cgil, sugli incentivi per i dipendenti che lasciano volontariamente l’azienda per andare in pensione o per intraprendere nuovi percorsi professionali. Si continua, insomma, a ridurre l’organico degli stabilimenti Stellantis, senza prevedere in cambio l’assunzione di nuovi giovani.
Per Stellantis conta solo Parigi
La holding, di cui è presidente Jhon Elkann, e che ha recentemente chiuso i conti del 2023 con un risultato record – il più alto di sempre con 189,5 miliardi di ricavi e 18,6 miliardi di utili – spiega questi nuovi esuberi incentivati con la necessità di affrontare la transizione energetica e tecnologica. Ma in questo caso sarebbe indispensabile assumere personale con competenze nuove, e dunque la spinta dei lavoratori verso la porta ha un ben diverso significato, anche piuttosto scoperto se guardiamo i Paesi in cui il colosso dell’automotive sta delocalizzando le produzioni, prediligendo gli Stati dove la mano d’opera costa meno e salvaguardando solo la Francia, dove Stellantis ha il cuore operativo e una specifica pressione dello Stato azionista.
“L’obiettivo dell’intesa, che si basa esclusivamente sull’adesione dei lavoratori interessati, è quello di definire il quadro di riferimento per le intese che saranno realizzate nelle prossime settimane nelle diverse realtà aziendali finalizzate ad adeguare i livelli occupazionali ai cambiamenti dei processi aziendali proponendo ai lavoratori soluzioni condivise”, si difende l’azienda, parlando di un ruolo cruciale dell’Italia in questa fase di trasformazione industriale. Ma i fatti dicono tutt’altro.
Lo sciopero
Al di là di alcuni investimenti, tra l’altro sostenuti anche dallo Stato, a Torino, Termoli, Melfi e Cassino, il ricorso alla cassa integrazione è infatti imponente. Per questo il 12 aprile tutte le sigle sindacali sciopereranno a Torino, rivendicando il diritto a un futuro industriale e di dignità nel lavoro.