Gli orrori commessi dagli israeliani sono sotto gli occhi di tutti. Massacri di civili, bambini dilaniati dalle bombe o uccisi a sangue freddo dai soldati. Ma come è possibile che nello stesso Israele non si levino voci di protesta? È un genocidio, è disumano.
Nellina Casimirri
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Gentile lettrice, la senatrice Segre, nella sua ineffabile serenità, ha detto che la parola “genocidio” è utilizzata troppo alla leggera per indicare tante cose. Mi piacerebbe chiedere alla senatrice quale parola secondo lei si attagli all’ecatombe che lo Stato ebraico sta perpetrando a Gaza e in Cisgiordania. Comunque, per rispondere alla sua domanda, in Israele non solo non si levano voci di protesta, ma anzi sembra che l’intera popolazione – almeno quella di religione ebraica – non sia sazia di massacri e ne chieda ancora di più. Come scrivevo su La Notizia del 19 dicembre scorso, un sondaggio, realizzato al culmine dei massacri di bambini, attestava che il 94,1% degli israeliani approvava a pieno le stragi o chiedeva bombardamenti ancora più pesanti. Sì, ha letto bene, il 94,1%. Solo l’1,8% riteneva eccessiva la reazione militare e il 4,2% rispondeva “non so”. Crede che oggi la situazione sia cambiata? Pare proprio di no. L’altro giorno il quotidiano online israeliano Y Net riportava il sermone di Eliyahi Mali, rabbino capo di Jaffa, con cui il sant’uomo asseriva che uccidere bambini è perfettamente conforme alle norme religiose ebraiche, in quanto i palestinesi maschi “sono terroristi, i bambini sono i terroristi di domani e le donne sono riproduttrici di terroristi”. Questo è il livello di criminalità di Israele.
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