Mancano meno di tre mesi al voto per le amministrative, ma a Bari il clima è già avvelenato dal blitz del Viminale, che ha insediato la commissione per valutare i presupposti dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. “La modalità con cui è stato sollecitato il ministro degli Interni, con lo schieramento di sottosegretari e parlamentari di centrodestra, è un chiaro attacco politico. Non sto trasferendo all’istituzione ministro dell’interno uma volontà, ma consiglio al ministro assoluta prudenza. C’e una sollecitazione strumentale, un attacco politico in un contesto in cui si va ad elezioni”, ha ribadito ieri il leader M5S, Giuseppe Conte. Proprio nel giorno in cui, dalle carte dell’inchiesta per voto di scambio che ha dato il là all’iniziativa del Viminale, salta fuori un’intercettazione che scagiona il sindaco di Bari Antonio Decaro.
Gli affiliati del clan Parisi: “Il sindaco non dà niente…”. La registrazione durante la campagna elettorale del 2019
“Decaro non dà niente… Sono quelli che stanno dando un sacco di soldi… Stanno andando tutti quelli di Bari Vecchia, perché stanno dando i soldi, hai capito?”. è una delle frasi intercettate nell’inchiesta Codice interno sul voto di scambio politico mafioso a Bari che – secondo quanto riferisce Repubblica on line – sarebbe stata pronunciata in una conversazione tra due esponenti del clan Parisi che avrebbero contribuito alla elezione della consigliera Maria Carmen Lorusso tra le liste del centrodestra nelle amministrative del 2019. Lorusso (che dopo l’elezione passò al centrosinistra) insieme con il marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, è tra i 130 arrestati nell’inchiesta su un presunto intreccio tra mafia, politica e affari che è anche all’origine della decisione del Viminale di nomina di una commissione di accesso che dovrà verificare la eventuale presenza di infiltrazioni mafiose nel consiglio comunale di Bari.
L’intercettazione, contenuta nelle migliaia di pagine dell’inchiesta, riguarda una conversazione tra Michele De Tullio, esponente del clan Parisi, e Tommaso Lovreglio, nipote del boss Savino Parisi. Nella conversazione intercettata il 19 febbraio 2019 dalla polizia – riferisce Repubblica – Lovreglio diceva a De Tullio: “Daglielo qualche voto a Di Rella”, facendo riferimento a Pasquale Di Rella che vinse qualche giorno dopo le primarie del centrodestra per la scelta del candidato che avrebbe sfidato il sindaco uscente Antonio Decaro. “Decaro non dà niente” – avrebbe detto De Tullio – “A me non me ne frega… Decaro, Di Rella, sono tutti una chiavica… Ma a quello i soldi non gli mancano”. Nell’inchiesta sono documentati gli incontri di Lovreglio con Giacomo Olivieri, e – riferisce sempre Repubblica – promesse di denaro da parte di quest’ultimo sia in relazione alle Primarie che alle elezioni dei consiglieri comunali. C’è poi una foto che ritrae Lovreglio che la notte del 24 febbraio 2019 si reca in un hotel di Bari, dove si erano svolte le primarie, probabilmente – ipotizzano gli investigatori – per riscuotere la contropartita dei voti che aveva messo a disposizione.
Cionostante, le elezioni dell’8-9 giugno restano sub iudice. Tutto dipenderà dai tempi della commissione che ha a disposizione dai 3 ai 6 mesi per tramettere la relazione. Il centrosinistra sceglierà il suo candidato sindaco il 7 aprile con le primarie: in corsa ci sono Vito Leccese, già capo di gabinetto di Decaro e sostenuto dal Pd, Azione, Verdi e civiche, e l’avvocato Michele Laforgia appoggiato da M5S, Sinistra italiana, Italia viva e civiche il centrodestra non ha ancora individuato il proprio candidato unitario. Tra i papabili, oltre al magistrato Stefano Dambruoso, ci sono anche il consigliere regionale leghista Fabio Romito, il viceministro Francesco Paolo Sisto (FI) e il senatore Filippo Melchiorre (FdI). La nomina della commissione d’accesso ha fatto irruzione sul campo ricompattando da un lato il centrosinistra (che domani prenderà parte al corteo sotto lo slogan “Giù le mani da Bari”) e scatenando la reazione del sindaco uscente Decaro che ha accusato il Centrodestra di avere architettato una operazione ad orologeria.
Intanto non si placa lo scontro per l’iniziativa del Viminale. Per Conte è un chiaro attacco politico
“Quando ho visto quei parlamentari di centrodestra che sono andati dal ministro per chiedere un’ispezione per sciogliere il Comune di Bari, la cosa mi ha inquietato”, ha accusato nei giorni scorsi il primo cittadino, incassando la solidarietà dei suoi colleghi da tutta Italia. Accuse rigettate al mittente dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi e dai vertici di Fratelli d’Italia e Forza Italia: “Un atto dovuto”, la replica a muso duro. In questo clima da scontro Bari, già scossa dai 130 arresti per mafia, tra di loro anche la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri, accusati di aver comprato i voti dai clan, si prepara a rinnovare il proprio mini parlamentino.