di Filippo Conti
Le possibili dimissioni di Anna Maria Cancellieri hanno già scatenato il toto nomine per la sua successione. Con buona pace di Enrico Letta e Giorgio Napolitano. Che finora hanno tentato in tutti i modi di blindare l’attuale ministro, cercando di metterla al riparo dalla tempesta che si è scatenata sopra la sua testa. Blindatura che ieri è arrivata anche da Angelino Alfano. A conferma di un legame solidissimo del vicepremier con il capo del governo e con il presidente della Repubblica. Il quale, informalmente, da tempo ha dato la sua benedizione alla scissione alfaniana nel centrodestra.
Inevitabile passo indietro
Ora però. dopo essere stata mollata anche dal Pd, il passo indietro della Cancellieri appare inevitabile. Così Letta e Napolitano si sono dovuti mettere alla ricerca di un sostituto. Impresa non facile. Perché la divisione del Pdl e anche quella di Scelta civica, sommate alle fibrillazioni continue all’interno del Pd, rende la sostituzione di una casella nella squadra di governo assai scivolosa. I nuovi soggetti politici, infatti, reclamano posti. Non il Nuovo Centro Destra, già carico di cinque ministri, ma Forza Italia, trovatasi senza nemmeno un dicastero, sì. E lo stesso vale per Scelta civica, vista la dipartita del ministro della Difesa Mario Mauro. Insomma, sul dopo Cancellieri si scontrano due onde contrapposte. Palazzo Chigi e il Quirinale vogliono limitarsi a una semplice operazione chirurgica, fuori la Cancellieri e dentro un altro. Berlusconi e Monti, invece, vorrebbero sfruttare la situazione per mettere mano ad altre caselle della squadra di governo. Desiderio legittimo, visto che al momento si tratta di due forze a sostegno di Letta senza posti nell’esecutivo. Ma complicato da ottenere senza provocare terremoti.
Così ieri da Scelta civica è arrivata una bocciatura verso Michele Vietti, il nome che circola con maggiore insistenza come sostituto della Cancellieri. “Ho grande stima per Vietti, ma, visto che fa parte dell’Udc, credo che con lui ci sarebbe un problema di asimmetria nella squadra di governo”, ha detto Mario Monti a Omnibus. Vicepresidente del Csm, Vietti è uno dei nomi che più piacciono a Napolitano per Via Arenula. Ma proprio per non modificare i delicati equilibri politici ed evitare di stuzzicare gli appetiti dei partiti, al Quirinale e a Palazzo Chigi si stanno vagliando nomi di personalità fuori dalla politica. Come, per esempio, quello del presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro. Il nome piace sia a Letta che a Napolitano, ma incontra la ferma opposizione di Forza Italia. Mettere alla guida di Via Arenula il capo del Tribunale che ha condannato due volte il Cavaliere, infatti, verrebbe vissuto dai berluscones come una dichiarazione di guerra e un invito a uscire dalla maggioranza. Già perché il dilemma ancora non è sciolto: per quanto tempo Berlusconi rimarrà ancora nella maggioranza? Se il Cavaliere, come è probabile, passerà presto all’opposizione, allora anche i suoi desiderata in merito alla squadra verrebbero meno. Al consiglio nazionale di sabato, però, voce diffusa tra i parlamentari azzurri era quella secondo cui il Cav legherebbe il suo appoggio all’esecutivo anche a un rimpasto e non solo alla sua decadenza da senatore. Un altro nome che circola con insistenza in queste ore è quello di Luciano Violante. Che paradossalmente piace ai berluscones e fa storcere il naso al Pd per le posizioni assunte dall’ex magistrato sulla decadenza del Cavaliere. Le sue aperture sulla retroattività della legge Severino, ricorderete, la scorsa estate hanno generato un vero psicodramma collettivo a sinistra, con tanto di contestazioni a Violante alle feste democrats. Per questo motivo potrebbero avere più chance due tecnici puri come il costituzionalista Michele Ainis e il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella. Entrambi, forse più il secondo del primo, in ottimi rapporti con il presidente della Repubblica. Infine, altri due nomi circolati nelle ultime ore sono quelli di Giuliano Amato e Renato Schifani. Ma entrambi appaiono improbabili. Il primo, da poco nominato giudice costituzionale, ormai etichettato come uomo per tutte le stagioni, Colle a parte, non piace a nessuno. E poi il Dottor Sottile difficilmente lascerebbe il suo incarico per imbarcarsi in un governo che naviga a vista. Il secondo, oltre a scontare la presenza di cinque ministri alfaniani nel governo, vede ancora pendere sulla sua testa un’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. Piccolo particolare che rende quanto meno inopportuna la nomina a Guardasigilli.