Minorenni sul web pronti a cadere nelle reti digitali di terrorismo e criminalità. L’ultimo episodio lo racconta l’inchiesta di Salerno sul gruppo di suprematisti in cui è coinvolto un adolescente della provincia campana. Per capire di più sul fenomeno e sui rischi per gli adolescenti parla Giovanni Russo, giurista, scrittore, funzionario del Ministero della Giustizia, esperto di diritto delle nuove tecnologie e di fenomeni criminali di stampo mafioso, collabora con la cattedra di Tecniche e regole della cybersecurity dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e con la cattedra di Cybercrime and homeland security dell’Università degli Studi di Perugia.
Oggi un minorenne può cadere in una rete terroristica o criminale con una chat: c’è la percezione di quello che sta facendo?
“Per rispondere a questa domanda è necessario premettere che il caso di specie si inserisce nel più ampio fenomeno del ‘child grooming’, termine con il quale si fa riferimento all’adescamento di soggetti minorenni ad opera di un adulto. Il termine grooming deriva dall’anglofona forma verbale ‘to groom’, ossia prendersi cura di una persona, prepararla fisicamente e psicologicamente, ad uno scopo predeterminato. Di fatto, dunque, il livello di progresso tecnologico si affianca ad una maggiore vulnerabilità rispetto ai potenziali rischi cyber. I minori sono le vittime elettive, perché non hanno gli strumenti per capire fino a che punto e con quali rischi esporre la propria vita, anche intima, agli altri, per evitare che i propri dati siano usati contro di loro. La rete, paradossalmente, è il luogo in cui la fragilità dei minori emerge con maggior forza”.
L’uso delle chat, gruppi telegram o social per finalità devianti nasce da una mancata conoscenza: manca più la scuola o la famiglia?
“Aiutare i ragazzi a proteggersi sul web selezionando con attenzione chi frequentare online è compito degli adulti che li circondano, a partire dai genitori fino al coinvolgimento dei docenti. Sotto tale profilo, infatti anche l’ambiente scolastico può indubbiamente fare molto a tutela degli adolescenti nella vita reale e nella quotidianità. Alla diffusione di tali reati ha contributo sicuramente anche la pandemia come scrive la Polizia Criminale nei suoi rapporti. Ciò che emerge è un quadro preoccupante, fatto di un aumento dei crimini legati alla violenza, un vero boom dei delitti informatici: dalla diffusione di falsa identità alla pubblicazione e condivisione di foto e video sessualmente espliciti. Diventa sempre più fondamentale il ruolo di famiglia, scuola e istituzioni”.
Si tende a “reprimere” lo strumento social o invocare pene più severe per i minorenni: è la strada giusta?
“Più che reprimere a me piace utilizzare il verbo prevenire o, meglio ancora, educare. I genitori devono occuparsi di controllare frequentemente i dispositivi elettronici dei propri figli, verificando che le conversazioni intercorse tra amici virtuali non presentino segnali anomali”.
Infine, suprematismo, nazismo e fanatismo: nel 2024 come si argina la fascinazione verso queste idee nel momento di crescita per un’adolescente?
“Da giurista, mi limito a riportare le parole di Anna Salter: «Il male purtroppo esercita un fascino tutto particolare sui giovani; è un uscire dagli schemi e regole sociali per dare sfogo agli istinti».”.