A proposito dell’elezione di Putin con l’87%, noto che anche Mussolini mobilitava folle oceaniche. Anche Stalin e Hitler. Ma il problema non è stabilire se la Russia abbia o meno un regime democratico; quel regime riguarda i russi e solo loro. Il problema è che non spetta all’Italia, alla Germania o agli Usa stabilire quale forma di governo vada bene in Russia e quale no.
Lorenzo Conti
via Facebook
Gentile lettore, sono d’accordo che non è compito nostro misurare il tasso di democraticità altrui, specialmente se usiamo termometri diversi a seconda dei casi, cosicché regimi platealmente repressivi delle libertà – come per esempio in Egitto, Arabia Saudita o Emirati – non subiscono alcuna nostra reprimenda. È il solito e ipocrita doppio standard: uno vale per noi e i nostri amici (o fornitori di petrolio), un altro per i nemici o coloro che reputiamo meno “civili”, secondo i nostri interessi o il nostro pregiudizio euro-americano-centrico. Detto questo, però, vorrei contestare la sua affermazione circa le elezioni con maggioranze bulgare. A mio parere, non sempre e non necessariamente sono indice di un regime dittatoriale. Maggioranze fuori dalla norma si videro anche per De Gaulle, la Thatcher, Reagan (alla seconda elezione vinse col 96%, ossia in 48 Stati su 50) e Bill Clinton (quasi l’80% al secondo mandato). Non mi pare che qualcuno li abbia mai definiti dittatori. Se poi considera che la Russia è in guerra e si sente assediata – e obiettivamente è minacciata dall’Occidente – una polarizzazione del voto attorno al proprio leader non credo sia una reazione incomprensibile, anzi mi sembra la normalità.
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