Il Teatro Lirico di Cagliari ancora nella bufera. Dopo la vicenda delle nomine e delle assunzioni proposte e stoppate in extremis da un Consiglio di Indirizzo (Cdi) prossimo a cambiare orientamento politico grazie all’elezione di Alessandra Todde (e dopo l’inchiesta de La Notizia), l’ente lirico-sinfonico torna sotto i riflettori. Questa volta a far discutere è l’assegnazione alla scuola privata di danza Accademia Ucraina di Balletto di Milano degli spazi del teatro.
Un’assegnazione avvenuta a seguito della “Manifestazione di interesse atta ad ospitare una compagnia di danza volta a creare una Scuola Professionale di Formazione di Danza annessa in residenza” licenziata dal Cdi e gestita in prima persona dal sovraintendente Nicola Colabianchi. In pratica, grazie a quell’avviso pubblico, la fondazione che gestisce il teatro presieduta dal sindaco Truzzu ha assegnato alla scuola privata la sala prove dell’orchestra. Non solo, Colabianchi ha poi inserito nel cartellone 2024 anche 7 serate “appaltate” proprio alla scuola, a fronte di un compenso di 168.300 euro, come si evince da una scrittura privata che La Notizia ha potuto leggere.
E, come fanno giustamente notare i ballerini professionisti aderenti alla pagina Facebook “Danza Error System”, che hanno sollevato il caso, i punti oscuri dell’operazione sono molteplici. I danzatori si chiedono: perché una scuola dovrebbe avere spazi in un teatro, se non ha un corpo di ballo nel quale inserire le allieve? Perché e come Colabianchi ha scelto proprio la scuola privata milanese (visto che sul sito, alla voce “Trasparenza” non risultano né il nome della commissione agiudicatrice, né la classifica delle scuole che hanno partecipato al bando)? E ancora, perché appaltare serate (pagate con i fondi pubblici che il teatro riceve da Stato e Regione) alla scuola, la quale già guadagna con le rette delle allieve, invece di assoldare professionisti? Domande che nel teatro generano commenti. “In stagione abbiamo sempre sette opere e un balletto”, commenta un lavoratore del Lirico, “Negli anni scorsi chiamavamo corpi di ballo internazionali, come il Tokyo Ballet, quest’anno avremo il saggio delle allieve…”. Si tratta dell’ennesima polemica sulla gestione di Colabianchi, che giunge mentre si fa sempre più probabile un suo trasferimento alla Fenice di Venezia.
Il Teatro Lirico di Cagliari e il sovraintendente amico della destra
Uomo di destra, Colabianchi, già consigliere del Teatro dell’Opera di Roma e poi consulente artistico dell’allora sindaco Gianni Alemanno, era stato voluto a Cagliari dall’appena eletto Truzzu. Nonostante in molti lo ritenessero inferiore per titoli rispetto agli altri candidati e non avesse mai diretto un teatro, come spiegò il consigliere del Cdi, Pino Calledda (nominato dal Mibact) motivando la sua astensione sulla nomina con “l’assenza di competenze tecnico-normative che il sovrintendente deve autonomamente possedere per dirigere, organizzare e gestire un teatro lirico-sinfonico”.
Oggi si può dire che gli anni della sua direzione si sono caratterizzati più per le polemiche e le inchieste giudiziarie che per i risultati artistici. E che Colabianchi è uno dei grandi estimatori della maestra d’orchestra tanto cara alla premier, Beatrice Venezi, la quale nella scorsa stagione a Cagliari ha diretto “La Traviata” e ieri sera ha debuttato con la “Tosca”.
Il domino
Un bilancio tra poche luci e molte ombre, che però non impedisce oggi a Colabianchi di essere una delle pedine del grande domino dei sovraintendenti che sta caratterizzando le fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Un domino innescato dalla nomina dell’ex ad Rai, Carlo Fuortes al San Carlo di Napoli, per quanto poi stoppata dal Tribunale di Napoli che ha reintegrato il dimissionato Stéphane Lissner. Se infatti il sindaco di Milano Beppe Sala il 29 aprile obbedirà al ministro Gennaro Sangiuliano e confermerà Fortunato Ottombrina alla Scala al posto di Domenique Mayer, sarebbe probabilmente Colabianchi a trasferirsi nella città delle gondole.