Il terzo mandato non è affatto una partita chiusa per il partito di via Belllerio. Che la richiesta della Lega per allungare la permanenza ai governatori sia andata di nuovo a sbattere contro il ‘no’ degli alleati, che al Senato hanno bocciato anche l’emendamento sull’eliminazione del ballottaggio per i sindaci, non chiude i giochi. È questo il messaggio che soprattutto i leghisti veneti mandano al leader Matteo Salvini per incitarlo a continuare la battaglia. Al prossimo provvedimento utile, insomma, Salvini sarà costretto a tornare all’attacco: “Ora – è il senso dei ragionamenti – i nostri alleati sono contrari ma magari più avanti cambiano idea”. E se non accetteranno di cambiare idea, sarà linea dura.
Melina degli alleati per rinviare l’Autonomia a dopo le Europee. Temono che la riforma faccia perdere voti
“Se il partito della premier, Fratelli d’Italia, dice noi o noi e basta dobbiamo andare al voto da soli, senza gli alleati di centrodestra. Costruiamo un’alleanza con la lista Lega, la lista Zaia, che già esiste da moltissimi anni, più una lista autonomista veneta e vinciamo di sicuro sia contro il resto del centrodestra sia contro Pd e alleati”, ha affermato ad Affaritaliani.it l’assessore allo Sviluppo Economico del Veneto, Roberto Marcato. Che non ha risparmiato critiche alla leadership del partito cui appartiene. “Devo dire – ha spiegato parlando della bocciatura dell’emendamento del terzo mandato – che non ho ben capito la strategia del mio partito. Si sapeva già che sarebbe stato bocciato il terzo mandato e non capisco perché è stato ripresentato in aula al Senato dopo la bocciatura in Commissione. O c’è dietro una strategia, che non vedo, magari si tratta di un tassello per poi tornare sul tema dopo le elezioni europee oppure non capisco il senso di farsi bocciare due volte il terzo mandato ora che siamo in campagna elettorale”.
E ancora: “D’altronde è chiaro che per Fratelli d’Italia è l’occasione della vita quella di avere una regione del Nord il prossimo anno e anche per il Pd che in questo modo fa fuori una serie di personaggi interni scomodi, primo fra tutti Vincenzo De Luca. Resta una chiara e netta frattura nella maggioranza di centrodestra che rafforza ancora di più il fatto che nel 2025 il candidato in Veneto deve essere un leghista”. Interviene anche il diretto interessato. “C’è qualcuno che usa la fantasia facendo finta di non sapere che c’è un contingente di sindaci che non si può più ricandidarsi, e non mi risulta che sia perché i cittadini non lo vogliano, e così anche i governatori perché tra i direttamente interessati ci sono io, il presidente della Puglia emiliano, De Luca, Bonaccini, Marsilio, Fontana, Fedriga, Totti e tra un po’ anche Cirio e non continuo con la lista”, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia.
L’Autonomia differenziata agita i leghisti del Nord
Ad agitare i leghisti del Nord c’è anche l’Autonomia differenziata. Mercoledì alla riunione dei capigruppo del centrodestra il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, ha insistito perché la sua riforma vada in Aula ad aprile. Ma l’intesa sulla road map dei provvedimenti da approvare prima delle Europee non c’è. Dare il via libera definitivo all’Autonomia differenziata prima di giugno rischia, per FdI e per Forza Italia, di produrre più svantaggi che vantaggi. Il rischio è che il Sud possa ribellarsi facendo perdere voti. Tutto è auspicabile, eccetto proteste di piazza a pochi giorni dal voto. Ma se il cammino dell’Autonomia dovesse arenarsi, la Lega sarebbe pronta a mettere i bastoni tra le ruote a FdI sul premierato e a Forza Italia sulla riforma della Giustizia. La battaglia è appena cominciata.