A febbraio l’inflazione resta sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente, ma le buone notizie sono quasi inesistenti. Il calo tanto atteso ancora non arriva e la stangata per le famiglie italiane resta. Gli ultimi dati dell’Istat mostrano che a febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è aumentato dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua, come nel mese precedente. L’inflazione acquisita per il 2024 è +0,5% per l’indice generale e +1% per la componente di fondo.
Il problema, però, lo sottolinea l’Unione Nazionale Consumatori con il suo presidente Massimiliano Dona, che ritiene “grave che i prezzi non precipitino visto che sono a livello astronomico da mesi. Anche se il rincaro rispetto a gennaio è solo dello 0,1%, si tratta della classica goccia che fa traboccare il vaso. Unico spiraglio di luce è che i prodotti alimentari su base mensile calano dello 0,2%, ma si tratta di una magra consolazione, insufficiente per aiutare le famiglie ad arrivare a fine mese”.
Inflazione stabile, ma la discesa non arriva e la stangata resta
Non è bastato neanche il netto calo del prezzo del gas, che è stato “in gran parte vanificato dal ripristino dell’Iva piena sulle bollette deciso dal governo, altrimenti vi sarebbe stata una frenata dell’inflazione significativa. Un’occasione persa che poteva ridare fiato alle famiglie”. Insomma, per Dona se l’inflazione non scende è anche colpa del governo che ha cancellato alcune misure a sostegno delle famiglie.
La conseguenza è che, nonostante un risparmio sulla voce abitazione ed elettricità di 545 euro, l’aumento del costo della vita rimane di altri 90 euro l’anno. “Il fatto grave – prosegue – è che 314 euro servono solo per far fronte ai rincari del 3,9% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 46 euro, ma 284 euro in più sono necessari per mangiare e bere. Il primato alle famiglie numerose con più di tre figli con 103 euro, +372 per nutrirsi e dissetarsi”.
Preoccupazione viene espressa anche dall’Osservatorio nazionale Federconsumatori, soprattutto per la “crescita dei prezzi relativi al carrello della spesa che cresce del 3,4%. Un andamento piuttosto stabile, che in ogni caso continua determinare importanti e pesanti ricadute per le famiglie”. Questi aumenti vogliono dire per una famiglia spende in media 252 euro in più l’anno, riducendo il potere d’acquisto soprattutto per i nuclei a basso reddito, costretti “a rinunce e sacrifici per arrivare a fine mesi”. Intaccando, inoltre, i consumi alimentari, “a partire da una riduzione di oltre il -16% del consumo di carne e pesce e da un ricorso sempre più massiccio a discount, offerte e prodotti last minute”.
Immobilismo e famiglie in crisi
Secondo Mario Resca, presidente di Confimprese, i dati Istat dei prezzi al consumo dimostrano invece che “è necessario sostenere il potere d’acquisto delle famiglie con i salari fermi da vent’anni”. Il Codacons, invece, sottolinea che “ancora una volta le vendite registrano un andamento negativo, che si estende a gennaio anche al valore, con una riduzione del -0,1% su dicembre. Su base annuale, invece, l’effetto prezzi continua a farsi sentire, con le vendite che crescono in valore del +1% ma scendono in volume del -2,1%, con punte del -2,8% per gli alimentari”.
“Tradotto in soldoni – spiega il presidente Carlo Rienzi – al netto dell’andamento dei prezzi al dettaglio, ciò equivale ad un taglio di spesa pari a -662 euro annui a famiglia, di cui -162 euro solo per il cibo. Il caro-prezzi che ha imperversato negli ultimi due anni continua a far sentire i suoi effetti sulla spesa degli italiani, portando ad una contrazione dei consumi e ad una modifica nelle abitudini di acquisto dei cittadini, che puntano sempre più al risparmio come attestano i dati in crescita per le vendite nei discount alimentari, +4% su anno”.